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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2013 alle ore 06:44.

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Reddito che si erode a passo record, imprese che chiudono con una frequenza inarrestabile, credito concesso con il contagocce. Sono solo alcuni degli elementi alla base dell'iniziativa di Rete Imprese Italia, che ha proclamato per il 28 gennaio una giornata di mobilitazione nazionale.
Secondo lo studio presentato ieri a Roma, il reddito di ogni italiano nel 2012 è calato del 4,8%, perdendo in valori assoluti 879 euro. Rete Imprese Italia prevede inoltre un ulteriore calo nel 2013, con un reddito procapite pari a 16.955 euro (erano 17.337 euro nel 2012). Per tornare a un livello simile occorre fare un balzo indietro di 27 anni, al 1986.

Un balzo evidente all'indietro lo hanno compiuto anche i consumi reali pro capite, scesi al livello del 1998 con poco più di 15.500 euro, ben lontani dal picco del 2007 (17.121 euro). Nel 2012, la pressione fiscale è salita al 56% e la burocrazia ha mostrato ancora il peggio di sé rendendo più complicata l'attività di impresa con 120 adempimenti fiscali e amministrativi all'anno, uno ogni 3 giorni. Occorrono un anno e otto mesi per una sentenza di fallimento e di insolvenza, contro i 12 mesi del Regno Unito e i 14 della Germania. Dati ancora peggiori se si guarda ai giorni di attesa della sentenza per far rispettare un contratto: 1.210, contro i 390 della Francia, i 394 della Germania e i 399 del Regno Unito. Ben noto, poi, il ritardo nel pagamento dei crediti della Pa verso le imprese: 180 giorni, il triplo della Francia, sei volte il dato tedesco.

Resta drammatica la situazione del credito. «Nell'ultimo anno – dice Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio e Rete Imprese Italia – il sistema del credito ha ridotto di 32 miliardi l'erogazione di finanziamenti alle aziende». E cresce il numero di imprese che gettano la spugna. Nel 2012, da gennaio a settembre il saldo tra iscrizioni e cessazioni, per quanto riguarda i servizi di mercato, è di -53.234, mentre per l'artigianato è di -16.912 a fronte di un saldo che nell'analogo periodo del 2011 era stato rispettivamente di -41.347 e di -10.179. «Occorre reagire – dice Sangalli – per evitare di continuare ad avvitarci in questa perniciosa spirale recessiva e tornare a crescere il più velocemente possibile.

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