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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2013 alle ore 06:44.

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MILANO
Un anno nerissimo il 2012 con uno scivolone che ci riporta indietro di oltre dieci anni. E il 2013 è iniziato sugli stessi ritmi dell'anno prima. In soli quattro anni l'industria del credito al consumo ha perso oltre dieci miliardi di erogato, fino a toccare i 48 miliardi (dai 60 del 2008). Crollano i prestiti per l'acquisto di auto e moto, quelli per lo shopping di arredamento e di elettrodomestici e per ristrutturare casa; precipita anche la cessione del Quinto e fanno un timido passo in avanti soltanto le carte rateali.
«Purtroppo – osserva Chiaffredo Salomone, presidente di Assofin, l'associazione del credito al consumo – la disoccupazione e l'erosione del reddito delle famiglie ci hanno spinto indietro di un decennio. Non c'è fiducia nel futuro ed è necessario un rilancio dei consumi, anche legato alla fiscalità, per sperare di invertire rotta. Oppure aspettare aprile quando il confronto statistico con il 2012 sarà più favorevole.».
«L'Italia – interviene Andrea Poletto, dg di Consum.it del gruppo Montepaschi – è in crisi da quattro anni e l'erogato scende da un quadriennio. Il nostro slogan è "realizziamo i tuoi sogni" ma gli italiani oramai non hanno più sogni. Vorrebbero avere almeno qualche certezza. Per questo siamo convinti che quest'anno l'erogato segnerà un calo rispetto al 2012».
Secondo i dati Assofin, nel 2012 il valore dell'erogato è stato di 48,07 miliardi, in calo dell'11,7%; in contrazione, a due cifre, anche il numero delle operazioni (eccetto le carte rateali). In dettaglio, i prestiti personali (quelli che si ottengono direttamente in banca o presso la società finanziaria) sono scivolati del 15,5% a 17 miliardi; quelli finalizzati (richiesti presso il concessionario auto o il negozio) sono scesi del 13,5%, con gli autoveicoli in caduta libera (-18%); brusca decelerazione della cessione del Quinto (-20,7%) a 4 miliardi; crescono di circa un punto percentuale le carte di credito con opzione di pagamento rateale a poco più di 13 miliardi.
L'importo medio delle operazioni è rimasto sostanzialmente stabile: i prestiti personali si sono assestati intorno agli 11.500 euro, i finalizzati per l'auto a 11mila mentre la cessione del Quinto ha superato i 17mila euro.
«L'inchiodata dell'auto – aggiunge Salomone – è stata una sciagura: in 5 anni il mercato ha perso un milione di immatricolazioni. Sulla cessione del Quinto della stipendio invece ha giocato il forte ridimensionamento degli intermediari, passati da 60mila a 8mila. Insomma il Quinto funziona bene ma la riforma del settore ha stretto le maglie. Alla fine lo sviluppo è ridotto ma sano».
«Il mio gruppo – aggiunge Poletto – ha fatto la scelta di focalizzarsi sui prestiti personali e sulle carte rateali. Abbiamo invece rallentato sui prestiti finalizzati perchè i volumi non davano soddisfazione». Poi Poletto sottolinea che in un periodo così difficile si sta sviluppando un fenomeno nuovo. «Vediamo affacciarsi – sostiene il top manager – nuovi clienti, mediamente con reddito medio-alto, che chiedono prestiti magari per non cedere titoli, che produrrebbero minusvalenze, o semplicemente perchè le aziende non hanno erogato il bonus».
Come rilanciare i consumi? «Al Governo – conclude Salomone – avevamo suggerito di incentivare la deducibilità degli interessi sui prestiti, senza buchi per le casse pubbliche: la crescita avrebbe finanziato le minori entrate. Ma hanno risposto che non avrebbero sacrificato un'entrata certa con una incerta. Bisogna rispettare il patto di stabilità».
Per Poletto «è tutto legato alla crescita del Pil. L'industria del credito al consumo si attiva a supporto delle famiglie ma se non c'è crescita non c'è scampo».
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