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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2013 alle ore 08:17.

L'export nazionale di ortofrutta inizia a dare i primi segni di cedimento. In particolare in Germania, primo mercato di destinazione che assorbe il 30% dei nostri prodotti rispetto al 40% di dieci anni fa. Colpa della crisi generalizzata dei consumi, ma anche della concorrenza di altri paesi, a partire dalla Spagna, che nella grande distribuzione tedesca stanno erodendo spazi al made in Italy facendo leva su varietà più richieste dai consumatori.
Gli ultimi dati Istat elaborati da Fruitimprese indicano che tra gennaio e ottobre 2012 le spedizioni di ortofrutta sono aumentate dello 0,3% in quantità e dell'1,1% in valore. Ma la propensione agli acquisti da parte della Germania è debole. E per alcuni prodotti si registra praticamente un crollo. In base ai dati forniti dal Centro servizi ortofrutticoli (Cso) di Ferrara, nel 2012 le spedizioni sono calate del 3%, con punte dell'8% per le mele e del 17% per le patate. «L'Italia si conferma paese esportatore per vocazione - ricorda Marco Salvi, presidente di Fruitimprese - Però oggi dobbiamo fare un distinguo per prodotti. Le nostre pesche e nettarine, per esempio, soffrono la concorrenza di varietà più apprezzate dai consumatori. Senza contare che regioni particolarmente vocate, quali Veneto ed Emilia Romagna, negli ultimi anni hanno subito cali produttivi a causa di malattie ed espianti». Salvi sottolinea anche incoraggianti passi in avanti registrati dall'Italia sui mercati extraeuropei. Ma il problema della Germania resta. Anche perché l'ortofrutta è strategica per l'agroalimentare nazionale, con un valore alla produzione che sfiora i 13 miliardi di cui circa un quarto realizzati all'estero. E il mercato tedesco vale da solo oltre un miliardo.
La conferma arriva da Fruit Logistica, la fiera internazionale dedicata al settore che ha chiuso i battenti ieri a Berlino. Una rassegna dai grandi numeri, con oltre 2.500 espositori (450 italiani)di 78 paesi. «La nostra presenza alla manifestazione è stata altamente qualificata, con prodotti di qualità apprezzati dai buyer di tutto il mondo - conferma Annibale Pancrazio, presidente delle aziende conserviere aderenti all'Anicav e vicepresidente di Federalimentare - Tuttavia, sui mercati mondiali l'Italia deve tenere d'occhio un numero sempre maggiore di competitor, in particolare di paesi vicini, come la Turchia, e quelli del Maghreb».
Un'opportunità di riscatto per il settore potrebbe arrivare con le nuove regole contenute nella riforma della Politica agricola comune. Il testo votato nei giorni scorsi dal Parlamento europeo ha introdotto la possibilità di destinare aiuti per le estirpazioni, finalizzati alla riconversione dei frutteti. «L'obiettivo - osserva il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento, Paolo De Castro - è aumentare la forza dei produttori attraverso le loro associazioni, estendendo all'ortofrutta le formule contrattuali già approvate con il pacchetto latte».
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