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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2013 alle ore 21:23.
La musica digitale in Italia nel 2012 ha fatto un altro importante passo in avanti. Un balzo non sufficiente a compensare la caduta dei supporti fisici, ma quello dello scorso anno può comunque essere considerato un risultato di rilevo. Secondo quanto comunicato sulla base di un'analisi Deloitte da Confindustria Fimi, l'associazione dei discografici italiani, il business della musica digitale nel 2012 è cresciuto del 31 per cento.
Il giro d'affari della "musica liquida", trainato dalle nuove piattaforme e dai servizi cloud based, è così salito a 36,1 milioni di euro in termini di "sell-in", e quindi di vendita effettuata dall'impresa agli intermediari commerciali. Il tutto a rappresentare oggi il 24% del mercato discografico complessivo del nostro Paese, a fronte di un 55% del mercato "fisico".
Quello relativo alla musica digitale è ancora, dunque, un livello tutto sommato risicato se si pensa che a livello mondiale il business è arrivato a superare i 5 miliardi di dollari. Corea e Usa, che si spartiscono la metà di questo mercato, sono lontanissime, ma il trend italiano è comunque significativo.
«L'industria discografica - ha commentato il Presidente di Fimi, Enzo Mazza - ha saputo rispondere alle sfide della tecnologia con importanti partnership e soprattutto, si è confrontata con la rivoluzione digitale solo con le proprie forze, senza incentivi, sostegni economici o contributi, arrivando oggi a poter offrire ai consumatori una vasta gamma di alternative per l'accesso legale a oltre 25 milioni di brani su decine di piattaforme».
Ritornando ai dati, nel dettaglio il download di album e singoli è cresciuto del 25% fra 2011 e 2012 portando i ricavi di quest'ambito a oltre 22 milioni di euro. Un vero e proprio boom è d'altra parte arrivato dallo streaming video basato sulla pubblicità, salito del 77 % con un fatturato di 8 milioni di euro. Lo streaming risulta così la seconda fonte di ricavo nel digitale. Nell'off line, invece, il segmento dei cd e album ha perso il 22% scendendo a 83,5 milioni di euro. In forte crescita, infine, sono anche le nuove fonti di ricavo, con diritti connessi, merchandising e sponsorizzazioni saliti del 29% su base annua.
Complessivamente -considerando l'intero mercato tradizionale, più digitale e nuovi proventi, -il fatturato è risultato pari nel 2012 a 150,9 milioni di euro: 7,4 milioni in meno rispetto al 2011, per un calo del 5 per cento. Analizzando solo il mercato fisico e digitale (escludendo quindi i new revenue stream) è andata ancora peggio: nel 2012 si è scesi a 119,7 milioni di euro: -11 per cento.
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