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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 08:38.

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«Sì, è vero, la cooperazione italiana ha una questione aperta con l'internazionalizzazione. La crescita, in questo come in tutti gli altri settori, non può che passare dai mercati esteri».
Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, descrive la necessità dell'ingresso del movimento cooperativo sui mercati globali, ammettendo la non semplice e immediata realizzazione. Contempera però il racconto con l'analisi della fisionomia interna di una cooperazione perfettamente coerente con il "capitalismo di territorio", che nel manifatturiero e nei servizi avanzati costituisce uno dei modelli economico-sociali del Paese. «L'altro giorno - spiega Calzolari - un allevatore della Basilicata, nostro socio, mi ha telefonato. Abbiamo parlato a lungo. Del mercato del latte, ma anche delle sue prospettive e del futuro degli altri giovani allevatori. Non credo che questo capiti nelle grandi cooperative del Nord Europa».
Il radicamento territoriale e il rapporto stretto fra soci e management, le cui strategie devono tenere conto delle indicazioni provenienti dal "basso" dell'organizzazione cooperativa, costituiscono la cifra più spiccatamente italiana. Ma, allo stesso tempo, restituiscono un profilo meno predisposto ad affrontare la competizione globale.
«Per questa ragione - spiega Calzolari - la crescita deve avvenire soprattutto per linee esterne». Prendiamo il caso della Granarolo. Nel 2003 l'export valeva il 3% dei ricavi. La quota è rimasta identica nel 2010. È invece salita al 6% nel 2011, quando il fatturato si è attestato a 848 milioni di euro.
L'obiettivo, per la cooperativa emiliana, è di raggiungere una quota compresa fra il 14 e il 16%. Per farlo, dato la particolare fisionomia del mondo cooperativo, occorre dunque procedere con una politica di acquisizioni. Come la recente acquisizione di Compagnie du Forum in Francia, che fattura 105 milioni di euro. Ora Granarolo ha il 70% del capitale. L'accordo prevede che Granarolo salga al 100%, corrispondendo alla fine una cifra che sarà compresa fra i 20 e i 40 milioni di euro, a seconda dei risultati del bilancio 2013. Compagnie du Forum produce formaggi francesi e importa formaggi italiani con un marchio proprio. Dunque, rappresenta un buon veicolo per entrare su un mercato non semplice come quello transalpino.
Allo stesso tempo, Granarolo sta provando a razionalizzare e a implementare la sua strategia sui mercati stranieri costituendo Granarolo International, a cui per esempio fa riferimento Granarolo Hiberica, per il mercato spagnolo, e Lat Bri, una società brianzola (lo stabilimento è a Usmate-Velate) con 110 milioni di euro di fatturato, la metà da export, specializzata in formaggi freschi per la Gdo.
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