Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2013 alle ore 06:42.

My24

L'innovazione frutto del sodalizio tra mondo della ricerca e quello delle imprese, di cui Cerr è diventato fondamentale trait d'union, ha bisogno di canalizzare risorse (pubbliche e private) e cervelli. In questo senso il debutto, atteso in aprile sul web, del primo "Repertorio delle imprese innovative" dell'Emilia- Romagna apre una nuova prospettiva nel Paese in tema di dinamiche e strategie di finanziamento e di attrazione di giovani ricercatori. «Si tratta di una banca dati aggiornata delle imprese che fanno ricerca e innovazione in regione. Una novità assoluta nel panorama nazionale, non ci sono precedenti», spiega Paolo Bonaretti, dg di Aster, il consorzio tra Regione, atenei, enti camerali, Cnr, Enea e imprese, che ha collaborato con Unicredit al progetto di mappatura delle aziende sulla via Emilia che capitalizzano in bilancio spese per R&S e per brevetti o che hanno attinto a bandi pubblici per progetti di innovazione tecnologica negli ultimi anni.

«Noi siamo partiti dalle oltre 7.800 aziende del territorio che, dal 2006 al 2010, o hanno partecipato a finanziamenti pubblici dedicati o hanno iscritto in bilancio spese per R&S o brevetti. È un dato sottostimato, perché in Italia non c'è convenienza a capitalizzare le spese in ricerca che si traducono così in maggior prelievo fiscale», precisa Bonaretti, convinto che il progetto debba essere fatto proprio dalla regione per potenziarne il valore aggiunto e diventare un modello da replicare su scala nazionale. Nel repertorio ogni impresa viene schedata e archiviata su una piattaforma condivisa online con dati su settore, addetti, fatturato, progetti innovativi, georeferenziazione e un sistema di autorizzazione per aggiornare le informazioni. Un patrimonio prezioso per orientare le scelte di investimento non solo di banche, fondi di venture capital e operatori pubblici, ma anche per attirare i migliori ricercatori a caccia di imprese hi-tech dove capitalizzare le proprie competenze. «Internazionalizzazione e innovazione sono due facce di una stessa medaglia per lo sviluppo del Paese – spiega Luca Lorenzi, deputy regional manager Centro Nord di UniCredit, che ha finanziato il progetto – perché le Pmi che non innovano non possono pensare di essere competitive sui mercati globali. Mentre però esistono abbondanti database su chi opera e investe oltreconfine, altrettanto non si può dire su chi fa innovazione». Scommettere su chi investe in R&S, brevetti, hi-tech diventa perciò un'opportunità da cogliere «e la mappatura condotta da Aster è un prezioso patrimonio comune di imprese virtuose, l'indicazione di un percorso costruttivo di crescita e sviluppo», aggiunge Gabriele Piccini, country chiarman Italy del gruppo bancario. «La via Emilia è un bel sistema industriale in cui vale la pena investire – commenta Maurizio Sobrero, professore di Gestione dell'innovazione dell'Alma Mater – ma l'incidenza del ventur capital rispetto al totale dei debiti bancari è ancora molto basso . Attenzione, però, a mirare i finanziamenti solo su realtà medium e high-tech, perché è tutta la rete diffusa di piccola innovazione incrementale il vero humus per i big dell'industria ad alto tasso ufficiale di spesa in ricerca».

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi