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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2013 alle ore 06:45.

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FIRENZE - Ultima chiamata per Richard Ginori, la storica manifattura di porcellane di Sesto Fiorentino fondata nel 1735 e dichiarata fallita il 7 gennaio scorso dal Tribunale di Firenze, che ora finisce sul mercato alla ricerca di un compratore. Il bando per la vendita dell'azienda, che è stato pubblicato ieri dal Tribunale, prevede un unico lotto – comprendente marchio, impianti e macchinari, rimanenze di magazzino, partecipazioni societarie – per un prezzo a base d'asta di 14,2 milioni di euro. Cioè più dei 13 milioni offerti nella fase della liquidazione dalla cordata formata dalla multinazionale americana Lenox, leader negli articoli per la tavola, e dal produttore rumeno di porcellane Apulum, che aveva prevalso sulla proposta (7 milioni) della piemontese Sambonet, leader nelle posate e proprietaria anche delle porcellane tedesche Rosenthal. L'offerta Lenox-Apulum era stata alla base del concordato preventivo presentato dal collegio dei liquidatori e respinto in gennaio dal Tribunale.

Ora l'asticella fissata dal curatore fallimentare Andrea Spignoli, sulla base della perizia firmata da Enrico Terzani, si alza ancora: le immobilizzazioni immateriali sono stimate 5,7 milioni, quelle materiali 1,5 milioni, così come le immobilizzazioni finanziarie (partecipazioni del 100% nella Richard Ginori Asia Pacific, Richard Ginori 1735 Inc e Negozi Richard Ginori), mentre il magazzino è valutato 5,5 milioni.

Le offerte dovranno essere presentate entro il 18 marzo, corredate da un piano industriale che elenchi gli investimenti in tecnologia (indispensabili per far ripartire la fabbrica) e i lavoratori che si intendono riassumere: al momento quelli in cassa integrazione straordinaria fino al 7 gennaio 2014 sono 308 (Lenox-Apulum si era impegnata a riassorbirne 280, Sambonet 150). Trattandosi di una vendita senza incanto, le offerte saranno impegnative e non revocabili (pena la perdita della cauzione pari al 10% del prezzo offerto). Il 19 marzo si apriranno le buste e si saprà chi è il compratore. Il bando non prevede alcuna tutela dei livelli occupazionali, che rileveranno solo in un caso: quello in cui, essendoci più offerte anche con prezzi diversi, parta (subito dopo l'apertura delle buste) la gara con rilanci minimi di almeno 200mila euro; vincerà chi offre di più e, nel caso di allineamento all'offerta maggiore, chi si è impegnato a riassumere il maggior numero di lavoratori.

Riguardo al legame col territorio, sollecitato a gran voce dai sindacati, il bando si limita a indicare il «consolidamento dell'intero processo produttivo nel Comune di Sesto Fiorentino». Escluso dalla vendita è il museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia – prezioso scrigno delle collezioni storiche, per il quale resta in piedi la possibilità di passaggio allo Stato a compensazione di una ventina di milioni di debiti fiscali – così come sono esclusi dalla cessione i crediti e i debiti dell'azienda, sia precedenti alla dichiarazione di fallimento che maturati successivamente: il compratore si aggiudicherà dunque il ramo d'azienda, subentrando nel contratto d'affitto con la proprietà dello stabilimento (Richard Ginori Real Estate), per un canone annuo che è stato ridotto nei giorni scorsi a 900mila euro.

L'obiettivo del curatore è dunque quello di vendere l'azienda entro marzo, prima della scadenza dell'esercizio provvisorio fissata il 7 aprile (tre mesi dal fallimento). Difficile dire se, a questo prezzo, ci saranno offerenti, anche se il bando fa riferimento alle manifestazioni d'interesse all'acquisto già ricevute dal Tribunale: i fratelli Coppo, proprietari di Sambonet, confermano l'interesse a partecipare alla gara, anche se si riservano di studiare bene il bando; così come la cordata Lenox-Apulum, che nella precedente offerta aveva previsto la scissione tra il marchio (sarebbe andato a Lenox) e la fabbrica (che sarebbe stata gestita da Apulum, già fornitore di Richard Ginori). Il bando non esclude questa possibilità, limitandosi a indicare la produzione a Sesto Fiorentino e la valorizzazione del patrimonio umano e museale come «componenti essenziali dell'unicità Richard Ginori».

Che Ginori sia unica per storia (quasi tre secoli) e fascino delle sue porcellane, del resto, è riconosciuto da tutti, al punto che – nonostante la travagliata vita aziendale, fatta di crisi ripetute, scelte industriali sbagliate, soci finanziari tra cui l'ultimo, la Starfin di Roberto Villa – continua a mantenere grande appeal sul mercato.

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