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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2013 alle ore 09:46.

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ROMA
L'Italia si allinea all'Europa e recepisce la modifiche decise da Bruxelles per il sistema delle quote di emissione anti-Co2, che diventano più elastiche e teoricamente più efficaci. Il Consiglio dei ministri ha dunque recepito due provvedimenti comunitari che ridisegnano appunto i meccanismi di scambio a titolo oneroso delle quote Ets (direttiva 29/2009) e che introducono nuovi vincoli anche alle emissioni che danneggiano anche lo strato atmosferico di ozono (provvedimento 1005/2009).
Questo mentre giunge dagli esperti una notizia apparentemente confortante: secondo le valutazioni della Fondazione Sviluppo Sostenibile l'Italia non solo avrebbe centrato ma addirittura superato l'obiettivo di riduzione delle emissioni di Co2 tracciati dall'Europa. Rispetto al 1990 diamo a -7%, mezzo punto in più rispetto al vincolo del 6,5%. Ma guai a brindare: passi avanti nell'efficienza energetica non sono mancati, ma al risultato ha contribuito in maniera decisiva la crisi economica che ha depresso i consumi e la produzione industriale.
Guai dunque ad allentare la guardia. Ecco intanto la "modernizzazione" del sistema Ets. Verranno esclusi gli impianti più piccoli, quelli che emettono meno di 25mila tonnellate di Co2 l'anno con potenza inferiore ai 35 MW, purché i gestori garantiscano riduzioni equivalenti delle emissioni. La modifica più rilevante riguarda comunque il passaggio generalizzato al metodo di assegnazione delle quote con aste, subito obbligatorie per gli impianti termoelettrici anche se con alcune eccezioni (nella cogenerazione, ad esempio). Per gli impianti diversi dal termoelettrico è prevista invece una transizione graduale verso le aste. Rilevante la novità che prevede una flessibilità tra i settori soggetti al sistema Ets e quelli non soggetti, con la possibilità di assegnare quote a questi ultimi relativamente a progetti di disinquinamento, con la possibilità di vendere queste quote ai titolari degli impianti obbligati.
Tutto ciò trova il sostanziale assenso delle nostre organizzazioni imprenditoriali anche se la Confindustria contesta un provvedimento collaterale di grande rilevanza che la commissione Ue sta pensando di assumere, ovvero il ritiro di una parte delle quote sul mercato per sostenerne il prezzo attualmente in picchiata.
Quanto alle nuove misure sull'ozono si va oltre i divieti esistenti, quelli che hanno portato all'eliminazione dei vecchi fluidi in cui si gestivano gli impianti di condizionamento. Il nuovo regolamento limita a casi specifici le esenzioni e le deroghe e imponendo stretti controlli periodici. Con sanzioni che prevedono fino a tre anni di detenzione e 150mila euro di multa.
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