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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2013 alle ore 21:25.

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Le perdite di Alitalia-Cai volano oltre i 200 milioni di euro nel 2012. I risultati saranno approvati lunedì 25 febbraio, un passivo superiore alle ultime, recenti stime, che collocavano la perdita a 180 milioni di euro.

I conti della compagnia presieduta da Roberto Colaninno sono peggiorati l'anno scorso, i soldi sono finiti, il capitale quasi azzerato dalle perdite. I venti soci italiani, i Capitani coraggiosi chiamati da Silvio Berlusconi nel 2008, litigano quasi su tutto. L'unica cosa sulla quale i soci dell'Alitalia-Cai sembrano d'accordo è la cacciata dell'amministratore delegato, Andrea Ragnetti. Per il resto gli azionisti litigano sulle strategie, sulla gestione con risultati in profondo rosso, sulla procedura per vendere le loro azioni e sul prestito soci varato ieri in alternativa a una ricapitalizzazione.

L'uscita di Ragnetti dovrebbe essere formalizzata la prossima settimana, entro la fine del mese, finora non c'è stato un accordo sulla buonuscita chiesta dal dirigente, partito da una pretesa di 4 milioni di euro. Con l'uscita di Ragnetti, arrivato un anno fa, non dovrebbe esserci un nuovo amministratore delegato, in via transitoria potrebbero essere attribuite alcune deleghe al vicepresidente Elio Catania e potrebbero salire di grado il direttore operazioni Giancarlo Schisano e il direttore finanziario Paolo Amato.
La spaccatura tra gli azionisti è stata confermata oggi dall'assemblea che ha approvato a maggioranza l'emissione di un prestito soci a favore della compagnia, per un massimo di 150 milioni di euro. Non tutto l'importo però sarà sottoscritto perché una parte dei soci è contraria.

La delibera è passata con l'87,44% dei voti dei presenti, in una riunione molto movimentata, con l'appoggio degli azionisti maggiori, tra cui Air France-Klm (il primo con il 25% del capitale), Emilio Riva che è il primo socio italiano (10,6%), Intesa Sanpaolo (10%).

Hanno votato contro quattro azionisti, proprietari del 12% del capitale: il fondo lussemburghese Equinocse guidato da Salvatore Mancuso, Solido Holding spa di Achille D'avanzo, G&C holding di Cosimo Carbonelli D'Angelo e Gfmc spa di Antonio Orsero. Ma altri cinque soci non hanno partecipato all'approvazione della delibera. Si è astenuta la Vitrociset di Edoarda Crociani. Non hanno partecipato all'assemblea altri quattro soci, titolari del 13% circa del capitale, tra cui il gruppo Toto, l'unico esperto di trasporto aereo tra i soci italiani, l'ex proprietario di Air One.

Nel complesso, i soci che hanno votato contro, assenti o astenuti possiedono il 26,6% del capitale. Il prestito, necessario perché Alitalia ha finito i soldi, si stima sarà sottoscritto per circa 120 milioni. Non è molto, quanto basta per mandare avanti la società fino all'estate. I primi versamenti cominceranno lunedì, le casse dell'azienda sono vuote e ci sono gli stipendi di febbraio da pagare.

Il prestito è una soluzione ponte, in attesa di sviluppi nel negoziato per trovare un compratore o una nuova soluzione. Il pretendente principale è Air France-Klm, che riconosce molto meno delle richieste dei soci italiani. Molti di loro contestano Colaninno e Intesa, vorrebbero che la ricerca di un compratore si allargasse ad altri vettori, in particolare Etihad di Abu Dhabi, che potrebbe acquisire al massimo il 49,9% perché non è dell'Unione europea. Il pallino resta in mano a Air France, che ha anche un diritto di prelazione, come gli altri soci, sulla vendita di azioni fino al prossimo 28 ottobre.

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