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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2013 alle ore 06:44.

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Italia officina d'Europa negli anni '90 e oggi grande paese manifatturiero con preoccupanti segnali di deindustrializzazione: è la stessa parabola seguita dall'industria degli elettrodomestici che negli ultimi dieci anni è scivolata da una produzione di 30 milioni di pezzi a 15. Un crollo generato dalla crisi della vecchia Europa ma anche dall'emergere dei Paesi a basso costo del lavoro. In Italia la presenza storica negli elettrodomestici va ben oltre il gruppo delle famiglie Merloni, Fumagalli-Candy e il distretto produttivo marchigiano se si pensa alla forte presenza degli stabilimenti dell'americana Whirlpool e della svedese Electrolux. Tuttavia negli ultimi anni tutti hanno chiuso o trasferito stabilimenti all'estero e fatto ricorso a prepensionamenti e Cig.

In Italia l'industria del Bianco garantisce un attivo della bilancia commerciale di 2,5 miliardi e 3 miliardi di valore aggiunto, inoltre è il primo settore per investimenti in ricerca e sviluppo e occupa 130mila addetti.

Rassegnarsi al declino? «Chiuse le urne la politica già da domani deve lavorare per la crescita economica – ha detto ieri Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, nel corso dell'assemblea di Ceced - mi ostino a ripetere che il chiodo fisso dei prossimi giorni, dei prossimi mesi dev'essere uno solo, la crescita e il ruolo che il manifatturiero ha in questa direzione. È fondamentale far ripartire il paese e sottrarlo a un declino che non ci meritiamo». Agendo su quali leve? «Nella fase dei primi cento giorni del nuovo governo - ha spiegato Squinzi - chiediamo forti interventi sul cuneo fiscale e l'abolizione progressiva dell'Irap, in seguito saranno necessarie riforme profonde sul fisco e sulla revisione del titolo Quinto della Costituzione».

Sulla stessa lunghezza d'onda il neo presidente di Ceced Confindustria (i costruttori di elettrodomestici) Franco Secchi, 54 anni, direttore mercato Italia di Indesit company: «Sul medio-lungo termine servono misure di sostegno all'innovazione, come il credito d'imposta, in particolare per le Pmi, difendere le aree tecnologiche avanzate e stimolarne la crescita dimensionale o investimenti continui in efficienza per la competitività delle produzioni». Anche Secchi ha dispensato consigli sui provvedimenti da adottare nei primi 100 giorni del nuovo governo: «Valorizzare il recepimento della nuova direttiva Raee (smaltimento degli elettrodomestici ndr) lavorando in modo cooperativo con consorzi, comuni e distribuzione; valorizzare il recepimento della direttiva sull'efficienza energetica quale stimolo e finanziare prodotti sempre più ecologici e performanti».

«Paesi come la Polonia – è intervenuto Fabio De' Longhi, presidente di Ceced Europa – hanno costruito il loro successo, all'inizio, sul basso costo del lavoro e adesso sempre più sulla vocazione manifatturiera. Quell'aura di cui si parlava per l'Italia all'inizio degli anni '90, fatta di filiere, distretti, sinergie fra grandi e piccoli produttori adesso funziona per la Polonia che produce 10 milioni di pezzi tra freddo e lavaggio. Non voglio dire che per l'Italia è tutto perso ma dobbiamo giocare una partita diversa partendo dall'agenda generale per il paese: abbassare il costo del lavoro, migliorare i servizi e diminuire il peso della burocrazia (legale e illegale). Ma non si tratta solo di questo: l'Italia potrà trovare un nuovo futuro solo puntando sull'innovazione».

Agli industriali rode la scarsa attenzione dimostrata dai governi all'efficienza energetica mentre gli italiani pagano 10 miliardi l'anno in bolletta per l'energia verde. «Sono circa 20 milioni gli elettrodomestici obsoleti in Italia – sottolineano Secchi e Antonio Guerrini, dg di Ceced – e la loro sostituzione con le migliori tecnologie eviterebbe l'emissione di 2,3 milioni di tonnellate di CO2. E anche solo l'eliminazione di 4,2 milioni di vecchi apparecchi di catering equipment porterebbe nel 2020 a risparmi di oltre 6 milioni di kwh/anno».

Infine, i nuovi vice presidenti di Ceced sono Manuela Soffientini (con delega a politica industriale e innovazione), Fiorella Cometti (Pmi e internazionalizzazione), Roberto Saccone (progetti di filiera ed Expo 2015), Amerigo Po (reti d'impresa) e Vladimiro Carminati (mercato "pulito").

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