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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2013 alle ore 06:43.

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di Federico Rendina L'apparenza, complice la crisi, inganna. L'Italia vive mesi di abbondanza di gas. E c'è l'utilissimo premio di consolazione che abbiamo guadagnato anche grazie a qualche buona mossa del Governo uscente: si sono razionalizzate e aperte alla concorrenza molte tratte di importazione e parallelamente abbiamo ben distribuito al mercato degli operatori anche gli stoccaggi. E così, grazie al favorevole scenario internazionale oliato dalla disponibilità di partite spot di metano, abbiamo praticamente azzerato (la valutazione è del ministro dello Sviluppo Corrado Passera) il differenziale dei costi del gas all'ingrosso rispetto al resto d'Europa. Tanto da rendere credibile, anzi obbligata, la promessa formulata dall'Authority dell'energia di trasferire in pochi mesi questi benefici anche sulle bollette finali di tutti i consumatori.
Ma guai a consolarci troppo. Guai a brindare. E soprattutto guai a credere che anche in prospettiva saremo messi bene così. Se davvero vorremo fare del nostro paese un hub del gas (impegno programmatico del Governo uscente fortemente sostenuto dagli analisti e dalle organizzazioni imprenditoriali, Confindustria in testa) serve ben altro. E nella agognata eventualità di una ripresa economica l'Italia potrebbe trovarsi perfino "corta", di nuovo, di metano. A parte il fatto che l'ipotesi di un'insufficienza delle forniture, magari a causa di qualche fatto fortuito, ce la tiriamo appresso anche in questa fase, esposti come siamo a tre fonti di approvvigionamento (frontiera Nord, Algeria, Libia) ciascuna delle quali, se interrotta per più di qualche giorno, può crearci seri problemi.
I nuovi gasdotti? Futuro incerto, nei modi e comunque nei tempi, necessariamente molto lunghi. Una equilibrata moltiplicazione dei due rigassificatori ora in funzione nel nostro paese? Carta comunque vincente. Per la rapidità con la quale si possono costruire. Per la differenziazione delle fonti. Per assecondare il nuovo scenario di abbondanza metanifera che al di là della fase congiunturale sarà corroborato dalla nuova consistente disponibilità di shale gas (vedi articolo qui sotto) da terre lontane.
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