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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2013 alle ore 06:43.

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Nel bene e nel male, il successo del vino italiano nel mondo è soltanto merito dalla nostra imprenditoria, a volte individualista, frammentata ma geniale: Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini, non nasconde i "difetti" delle nostre imprese, specie quando il sistema Italia permette di spendere soli 65 milioni di fondi Ue su 82 destinati alla promozione sui mercati. «Non discuto – dice Gancia – che sia stato un errore lasciare fondi inutilizzati ma questo non può farci dimenticare il dato generale: grazie ai fondi pubblici molte Pmi hanno potuto mettersi insieme e pianificare strategie che produrranno risultati sul medio periodo». Poi Gancia sottolinea che il problema numero uno è la burocrazia che rende difficile la gestione e l'utilizzo dei fondi.
Ma ora è tempo di voltare pagina «perché – ricorda Gancia – sono stato convocato dalla commissione ministeriale per decidere le modalità applicative dei nuovi fondi Ocm. Quest'anno ammontano a 102 milioni (anche nel 2014), di cui il 30% di pertinenza nazionale e il resto regionale».
Più critico Ettore Nicoletto, ad di Santa Margherita: «Sui fondi nazionali ci azzuffiamo e alla fine i soldi non bastano mai; quelli regionali invece vengono assegnati a piccole realtà, spesso dei consorzi, che non riescono a spenderli e rimangono lì. Non sarebbe il caso di spostare una fetta delle risorse dalle regioni al livello nazionale? E magari sostenere di più i prodotti di qualità, i portabandiera del made in Italy».
Sulla sostenibilità della crescita internazionale Nicoletto dice: «Devo essere ottimista per definizione, ma il 2013 è una partita tutta da giocare: per fortuna la crescita generalizzata dei prezzi a livello internazionale non ci ha fatto perdere competitività e credo che la vendemmia più scarsa degli ultimi 60 anni peserà ancora sui listini. Ma ci sono anche altre incognite: ora mi aspetto che dollaro, peso argentino, cileno e yen giocheranno contro».
Anche Lamberto Frescobaldi, vice presidente della Marchesi de' Frescobaldi, è convinto che quest'anno «sarà particolarmente duro a causa di un'offerta proveniente dai paesi emergenti molto aggressiva e puntata sui prezzi. Le nostre imprese dovranno affilare le armi e difendere le posizioni. Ovviamente ne risentirà la redditività». Di vini di qualità Frescobaldi ne ha diversi, dal Montalcino al Chianti fino al Luce (scelto per la prima classe di Lufthansa): «La qualità paga sempre – conclude l'imprenditore toscano – e sul medio-lungo periodo rimango ottimista sulle potenzialità del made in Italy».
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