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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 06:42.

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ROMA
Non è ancora uno stop all'operazione, ma l'Antitrust, prima di concedere il suo disco verde, vuole comunque vederci chiaro. Per questo l'Authority guidata da Giovanni Pitruzzella ha acceso un faro per verificare se il passaggio del controllo congiunto di Isontina Reti Gas (Irg) da Eni e Acegas-Aps - che controllano, rispettivamente, il 70% e il 30% del capitale sociale - a Italgas e alla stessa Acegas-Aps (gruppo Hera) possa distorcere la concorrenza nelle future gare per le concessioni della distribuzione del gas in sei Ambiti territoriali minimi (Atem): Padova 1, Padova 2, Padova 3, Pordenone, Trieste e Gorizia.
L'accordo, siglato da Italgas e Acegas-Aps a inizio dicembre, prevede, come ricorda l'Agcm, un patto parasociale che fissa l'astensione di entrambe dalla partecipazione alle prossime gare nei sei Atem interessati, e stabilisce il passaggio a Isontina Reti Gas, come società veicolo, di una serie di asset sottoposti in precedenza al controllo esclusivo dei due gruppi. In particolare, secondo l'intesa sottoscritta qualche mese fa, Acegas-Aps - che già detiene, come detto, il 30% di Irg - dovrebbe conferire tutto il ramo d'azienda che comprende gli impianti e le concessioni di 13 Comuni in provincia di Trieste e Padova, tra cui i due capoluoghi, mentre da Italgas arriverebbe il braccio che opera in 42 Comuni in provincia di Trieste, Pordenone e Padova. In pratica, gli asset relativi alla distribuzione del gas nei sei Atem interessati.
Secondo l'Antitrust, l'operazione potrebbe quindi causare la creazione o il rafforzamento di una posizione dominante «tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza». In che modo? Nelle tredici pagine pubblicate ieri dall'Agcm, si sottolinea che, a seguito dell'operazione e della partecipazione alle gare non autonomamente ma per il tramite di Irg - che alla fine del percorso dovrebbe essere controllata al 49% da Italgas e al 51% da Acegas-Aps - verrebbe meno innanzitutto «la concorrenza tra i due competitor di maggiore peso». Senza contare, poi, gli effetti collegati alle posizioni di particolare rilievo «che Italgas e Acegas-Aps detengono sia a livello nazionale (il riferimento è alla controllata di Snam, ndr) che regionale su un territorio che comprende gran parte del Nord-Est d'Italia» - e qui il rinvio è al braccio del gruppo Hera - «nel quale esse sono attualmente titolari delle concessioni in scadenza in una molteciplità di Comuni. Da tali operatori, ci si attende quindi un ruolo particolarmente attivo nella partecipazione alle gare negli Atem interessanti», fa osservare l'Antitrust. Che prende poi in esame le posizioni delle due società. Acegas-Aps, si legge nel provvedimento, è da considerarsi «uno dei tre principali "concorrenti per il mercato" nelle gare relative ai tre ambiti di Padova 1, Trieste e Gorizia, in ragione della sua posizione di incumbent nei territori inclusi in questi Atem». Dove, ragiona l'Authority presieduta da Pitruzzella, anche Italgas, nonostante sia titolare di una parte residuale delle concessioni in quelle aree, «rappresenta un temibile concorrente» per via della sua capillare presenza a livello nazionale e della rilevante capacità finanziaria. Senza scordare, poi, che il discorso, a parti invertite, vale sostanzialmente anche per le gare degli Atem di Padova 2, Padova 3 e Pordenone: qui Italgas la fa da padrone, sottolinea l'Antitrust, ma Acegas-Aps può comunque dire la sua grazie alla presenza significativa in molti altri Atem limitrofi del Friuli e del Veneto. Con il risultato che innanzitutto si azzera «la concorrenza reciproca» tra le due società. Per non dire anche dello scarso peso di altri avversari.
Insomma, il rischio c'è, almeno sulla carta. Ed entro dieci giorni dalla notifica del provvedimento, Italgas e Acegas-Aps potranno chiedere di essere ascoltati per far valere le proprie ragioni. Intanto, dalle due società, fanno sapere «che stiamo prestando massima e piena collaborazione all'Authority e confidiamo nel buon esito dell'istruttoria». Che volgerà al termine nelle prossime settimane: il verdetto dell'Antitrust arriverà infatti entro 45 giorni a far data dal 5 marzo.
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