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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2013 alle ore 08:19.

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TARANTO
Gestire tutto il piano di fermata dell'Ilva per i lavori di risanamento dell'Autorizzazione integrata ambientale con i contratti di solidarietà anzichè con la cassa integrazione straordinaria. Quest'ultima, in verità, l'azienda l'ha già chiesta da diversi giorni per un numero massimo di 6.417 unità a partire dal 3 marzo scorso e sino a tutto il 2015, ma dall'incontro di martedì scorso al ministero del Welfare si è aperto, e si sta via via ampliando, uno spazio per i contratti di solidarietà. Messa di fronte a questa soluzione, l'Ilva si è infatti dichiarata disponibile e i sindacati ora vogliono cogliere appieno questa disponibilità e fare dei contratti di solidarietà, se possibile, l'unico ammortizzatore sociale. «Noi ci stiamo lavorando - commenta Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim Cisl - ed è evidente che se questo discorso andasse in porto, segnerebbe un deciso avanzamento delle relazioni industriali fra noi e l'Ilva tanto più necessario in un momento in cui si tratta di governare un imponente processo di ambientalizzazione della fabbrica».
Nel rivendicare l'applicazione dei contratti di solidarietà, i sindacati partono da un presupposto: una cassa integrazione straordinaria per 6.417 - anche se questo è un tetto massimo che potrebbe non essere mai raggiunto come ha detto il presidente Bruno Ferrante - costituisce un costo sociale insostenibile. I contratti di solidarietà, invece, attenuano significativamente l'impatto della sospensione dal lavoro pur se richiedono a monte uno sforzo organizzativo non irrilevante. Ieri, in un seminario interno, la Fim Cisl ha presentato anche una simulazione prendendo ad esempio il caso di un lavoratore Ilva di quarto livello e con una retribuzione, calcolata su un impegno lavorativo di un mese intero, di 1.800 euro lorde che diventano al netto 1.325 euro. Andando in cassa integrazione, questo lavoratore percepirebbe un netto di 1.025,87 euro pari al 77,42 per cento del suo stipendio. Col contratto di solidarietà, invece, il netto sarebbe di 1.141 euro, pari all'86,11 per cento della retribuzione. Altro aspetto significativo messo in evidenza dalla simulazione della Fim è che con la cassa non si maturano gli effetti su ferie, permessi retribuiti, tredicesima mensilità e premi annui, che invece decorrono col contratto di solidarietà. La Fim Cisl ha anche fatto una simulazione sullo stabilimento Ilva di Taranto: su 11.500 addetti, è stato calcolato un esubero medio di 3mila unità. Ipotizzando che i lavoratori in esubero avrebbero lavorato 120mila ore in una settimana, sono stati calcolati 9mila contratti di solidarietà e la riparametrazione delle 120mila ore porta ad una riduzione oraria settimanale parametrata media per lavoratore del 13,33 per cento. «Spalmando» la sospensione dal lavoro su più addetti, spiega la Fim di Taranto, si ottiene un duplice effetto: si evita che la penalizzazione sia concentrata solo su fasce di lavoratori e si sostiene maggiormente il reddito. E in questo modo si attenua anche il conflitto sociale. «Anche perchè - dice Bentivogli - non ci sono i margini perchè l'Ilva integri la cassa integrazione come fece nel 2009. Allora, infatti, avevamo un mercato positivo e un'azienda che macinava utili, oggi, invece, il quadro congiunturale e finanziario è radicalmente cambiato».
Ma in parallelo alle verifiche sull'applicabilità dei contratti di solidarietà, sindacati e azienda stanno cercando anche di limare i numeri. Un primo risultato c'è già: nell'acciaieria 1 la richiesta di cassa è passata da 550 a 501 unità. Questa rimodulazione sarà ora fatta area per area sino a martedì della prossima settimana. Mercoledì le parti trarranno le conclusioni per andare poi il giorno successivo al ministero del Welfare.
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I NUMERI
6.417
L'organico
Il tetto massimo di lavoratori dell'Ilva potenzialmente interessati dalla Cigs è fissato a 6.417 unità, ma potrebbe anche non essere raggiunto, come ha spiegato il presidente Bruno Ferrante
77,42%
L'impatto
Andando in Cassa integrazione il lavoratore percepirebbe il 77,42% del suo stipendio, contro l'86,1% garantito dall'applicazione dei contratti di solidarietà

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