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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2013 alle ore 06:43.

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ROMA
Preme la crisi, si consuma di meno, si usa meno energia, si spera nella ripresa. Ma intanto il Governo ancora in carica ritiene di tagliare le stime per il nostro futuro energetico: va bene sognare un'Italia trasformata in un profittevole hub del gas per tutta Europa, ma guai a esagerare. Prudenza, per non incorrere nel pericolo inverso: quella "bolla" del gas che si sta momentaneamente manifestando (ma per colpa, appunto, della sfavorevole congiuntura) in mezza Europa.
La versione definitiva della Strategia energetica nazionale appena trasformata in un decreto firmato dai ministri dello Sviluppo e dell'Ambiente, Corrado Passera e Corrado Clini, taglia dunque al ribasso anche i programmi delle nuove infrastrutture metanifere italiane di cui il paese avrà (secondo il Governo) bisogno, e che quindi meritano di essere in qualche modo sovvenzionate. Non più di un nuovo rigassificatore dei tre o quattro in costruzione o in progetto. E stop anche all'ulteriore sviluppo degli stoccaggi. Nonostante il nostro futuro energetico rimanga agganciato in misura preponderante (lo dice anche la Strategia energetica governativa) proprio al metano. Semmai, nel frattempo, dovrà essere potenziata la rete di trasmissione elettrica, al di là degli impegni presi da Terna, il gestore a controllo pubblico. Tutto per iscritto, nel nuovo e definitivo documento sulla Sen.
Anche con l'auspicata ripresa la richiesta interna di gas risalirà più lentamente di ciò che si pensava, stima il documento. Dunque è necessario un solo grande rigassificatore, aggiuntivo ai due in funzione (Panigaglia e Rovigo) e quello che sta per entrare in funzione a Livorno, che potrà godere di garanzie e sovvenzioni pubbliche secondo il principio del «recupero garantito dei costi». Se qualcuno vorrà costruirne degli altri dovrà fare da solo, con le logiche «di mercato», anche se potrà contare su una «semplificazione amministrativa».
Questo perché nell'ultima versione della Sen si ritiene sufficiente un incremento di circa 75 milioni di metri cubi al giorno di ulteriore capacità di erogazione alla punta e di circa 5 miliardi di metri cubi nella capacità di stoccaggio. Ciò consentirà di mettere in sicurezza il sistema «in caso di situazioni di emergenza analoghe a quelle del febbraio 2012, riducendo progressivamente la necessità di misure di contenimento dei consumi industriali e di mantenimento attivazione di centrali elettriche di riserva alimentati a olio combustibile». Non solo, un incremento di questa misura consentirà, secondo il governo, di incrementare la liquidità e la con redditività del mercato rappresentando anche un potenziale per la modulazione dei flussi per l'esportazione.
Nel documento si propone quindi di dare garanzie sussidi diretti al rigassificatore "eletto" (quale e dove è evidentemente da decidere) che dovrà comunque avere una capacità di 8 miliardi di metri cubi, con un contributo alla punta di 24 milioni di metri cubi giornalieri, «incrementabili a 16 nel caso non si realizzasse almeno uno dei nuovi gasdotti di importazione» previsti da oriente.
Tutto ciò, secondo il governo, basterebbe a aumentare la sicurezza del sistema e «contribuire allo sviluppo dell'hub italiano del gas consentendo all'Italia di diventare un paese di interscambio e transito offrendo servizi a valore aggiunto anche per altri paesi» (stoccaggio e modulazione). Non saranno certo ostacolate ulteriori infrastrutture. Che il governo promette comunque di non lasciare a secco di facilitazioni, ma solo sul fronte della semplificazione normativa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Gli impianti in funzione, previsti e definitivamente bloccati, con relativa capacità

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