Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2013 alle ore 06:43.

My24

I numeri dicono che lo strumento funziona e, sulla carta, anche le principali forze politiche sono pronte a sostenerne lo sviluppo. Il contratto di rete, istituito con la legge 33 del 2009, si conferma per le imprese una chance preziosa per valorizzare sinergie con cui rispondere alla crisi: l'ultimo bilancio di Unioncamere, effettuato su dati Infocamere, calcola che a fine 2012 siano 647 quelli attivati in Italia per un totale di 3.360 soggetti coinvolti.

Nel dettaglio, a partecipare ai contratti sono 3.350 imprese, sei fondazioni e quattro associazioni, per un totale di 99 province coperte in tutte le regioni. La crescita è tangibile, se è vero che nel 2010 i contratti censiti da Infocamere erano 25 per 157 imprese coinvolte.
«Numeri incoraggianti – dice Aldo Bonomi, il vicepresidente di Confindustria che da quasi cinque anni si dedica allo sviluppo delle reti di impresa – ma non possiamo fermarci. L'obiettivo resta molto più ambizioso, arrivare a 2mila contratti di rete con 10mila imprese coinvolte. Solo a quel punto il volàno girerà a pieno ritmo».
Il prossimo passo sarà dare un respiro internazionale ai contratti, facendone anche un'arma per favorire la crescita all'estero di aziende che da sole resterebbero confinate nel mercato domestico. «Le reti devono diventare più europee e meno nazionali» – osserva Bonomi – ricordando che la Bei ha aperto un finanziamento da 100 milioni. «Le nostre reti sono guardate con attenzione, sia perché i sistemi industriali internazionali hanno un nuovo soggetto con cui interfacciarsi, sia perché stiamo facendo un po' scuola in Europa. Da Francia, Germania, Polonia, pure dalla Corea del Sud arrivano per conoscere».

I contratti di rete sono da tempo nell'agenda di Confindustria e il tema dell'aggregazione, seppure con pochi dettagli sui possibili interventi, è presente nella piattaforma programmatica di Pd e Pdl. Lo strumento può contare in sostanza su un apprezzamento trasversale e potrebbe essere al centro delle scelte di politica industriale del prossimo governo. Oggi il contratto di rete prevede la sospensione di imposta di una quota degli utili reinvestiti, con un plafond triennale di 48 milioni in scadenza nel 2013. Le imprese chiedono di portare la dote a 100 milioni per il prossimo triennio innalzando il tetto che è oggi di 1 milione per impresa.
Tornando al bilancio Unioncamere, la fetta più ampia è rappresentata da contratti che coinvolgono tra quattro e nove imprese (310). Sono invece 175 i contratti con tre soggetti, 92 quelli che ne contano due. Al momento è attivo solo un contratto con oltre 50 imprese. Nella ripartizione per natura giuridica, prevalgono le società di capitale (2.275) seguite dalle società di persone (437), dalle imprese individuali (350) e dalle cooperative (228). Si diffonde anche la collaborazione ampia sul territorio. Sono 261 i contratti che insistono su una sola provincia, mentre 201 riguardano due province, 185 tre o più province. Prevale la misura regionale, che contraddistingue 468 contratti, mentre sono 122 quelli attivi su due regioni.

Nel dettaglio, spicca il dato della Lombardia con 198 contratti e 782 soggetti. A seguire l'Emilia Romagna (145 e 482), la Toscana (rispettivamente 81 e 496), il Lazio (68 e 176). La prima provincia è Pordenone (13 contratti con 21 soggetti) mentre tra le città in testa nella graduatoria c'è Milano (121 e 254), con alle spalle Roma (58 e 125), Bologna (57 e 124), Modena (48 e 125). Tra i settori, dominano i servizi avanzati di supporto alle imprese con 384 soggetti, più staccati la lavorazione dei metalli (297), i beni per la casa e il tempo libero (226), la meccanica e i mezzi di trasporto (224).

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi