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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2013 alle ore 08:15.

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VENEZIA
Due mesi di tempo per provare a far ripartire Porto Marghera da una delle sue aziende simbolo, Vinyls. Ieri il tribunale di Venezia ha concesso l'attesa proroga dell'amministrazione straordinaria. «Riteniamo questa una scelta giusta e che rende merito al lavoro svolto da tutti i soggetti interessati» dice Riccardo Colletti, segretario generale della Filctem Cgil.
«Ora più che mai sono necessari degli interventi per verificare fino in fondo le proposte della società Mossi & Ghisolfi e per stanare l'Oleificio Medio Piave – continua la nota –. Per questo chiediamo al Comune di Venezia e a tutte le istituzioni di convocare un tavolo nei tempi più rapidi possibili dove si riesca a mettere insieme le società che hanno manifestato il loro interesse, l'autorità portuale e la società Eni, al fine di far emergere una proposta di percorso chiara che determini il futuro di Porto Marghera attraverso quella che consideriamo una prima riconversione. Fino ad oggi invece abbiamo assistito ad uno scaricabarile tra le parti, questo non deve più accadere».
«Una decisione importante – sostiene Massimo Meneghetti della Femca Cisl – che di fatto allontana lo spettro del fallimento e che ora deve essere capitalizzata attraverso le giuste pressioni che il sistema politico e istituzionale deve esercitare, per convincere Oleificio Medio Piave e Mossi & Ghisolfi a trovare un'intesa. Occorre ottimizzare al meglio le aree e consentire di realizzare entrambi i progetti industriali, per dare al territorio concrete prospettive di sviluppo e ai lavoratori nuove soluzioni occupazionali».
Al momento la proposta dell'oleificio trevigiano, la prima manifestata, è in una sorta di stallo per divergenze sul contenuto del contratto, mentre il piano della multinazionale piemontese, presentato direttamente al Comune di Venezia, riguarda aree in parte sovrapposte a quelle coinvolte nella prima trattativa. L'obiettivo, in tempi stretti, è proprio far coesistere i due progetti ai quali Marghera guarda per ripartire.
La situazione occupazionale nell'area è pesante e ha visto una serie di crisi – tra queste la chiusura delle acciaierie Beltrame, la fermata di Pilkington – sommate ad anni di lungaggini burocratiche che hanno comportato progetti di investimento bloccati per anni. La priorità per il sindacato è oggi anche un'altra: «È scaduta la cassa integrazione e i lavoratori di Vinyls, sia quelli che devono tuttora presidiare gli impianti, sia quelli che sono a casa, non stanno ricevendo più i soldi dell'ammortizzatore. Questo allungamento di due mesi deve servire per avere nei tempi più rapidi possibili la firma di un accordo per la continuazione degli ammortizzatori, perché i dipendenti sono in una situazione economica difficile».
Le associazioni di categoria hanno fatto i conti: da 1.500 euro netti in media, con i turni, agli 800 di cassa integrazione, una perdita di 700 euro al mese che moltiplicata per il numero delle buste paga consiste in oltre 92mila euro persi al mese.
Lo scorso 4 febbraio i lavoratori dell'azienda di Porto Marghera avevano annunciato abbandonato gli impianti, lasciando all'interno per il presidio solo tre dipendenti, come forma di protesta per non aver ancora ricevuto alcuna notizia in merito al pagamento di nove mesi di stipendio arretrato.
La vicenda dello stabilimento è diventata anche un documentario, "i lavoratori di plastica", presentato pochi giorni fa.
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