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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2013 alle ore 11:23.

I Top 100 del largo consumo chiudono un anno difficilissimo, segnato dall'erosione del potere d'acquisto delle famiglie italiane e dalla tentazione di riempire sempre di più carrelli con prodotti non di marca. Il risultato finale è che nel 2012 i 65 gruppi dell'alimentare e dei prodotti per la pulizia della persona e della casa hanno perso fatturato. E solo 8 hanno strappato una crescita a due cifre: Mutti, Divella, Veronesi, Fonti di Vinadio, Zuegg, Caviro, Kimbo e Amadori. Complessivamente il valore delle forniture ha raggiunto i 22,3 miliardi (-0,7%).

La classifica dei fatturati Top 100 nella gdo elaborata da SymphonyIri Group fornisce un'idea dei trend delle singole aziende anche se non sempre è corretto confrontarle perché, a volte, alcuni business sono diversi; altre volte la crescita del fatturato riflette soltanto un trasferimento a valle dell'aumento delle materie prime, come nei settori del caffé e del vino.
Tra i super big tengono Barilla (1,44 miliardi) e Ferrero (1,11 miliardi): la mini crescita dei ricavi è intorno all'1 per cento. Nel lattiero caseario, cedono terreno Danone (-7,8%), Muller (-4%), Parmalat (-2%) e Lactalis (-1,3%); fanno un passo in avanti Granarolo (+2,9%) e Latteria Vipiteno (+5,8%). «Dopo dieci anni di crescita, anche a due cifre – spiega Gianfranco D'Amico, direttore commerciale di Danone Italia – ci sta un colpo di freno. Nel 2012 il periodo peggiore è stato il secondo semestre. Tutto è dipeso dalle gravi difficoltà economiche delle famiglie che hanno collocato la nostra categoria, gli yogurt, tra quelle più "abbandonate" in nome dell'oculatezza della spesa».

Abbandonate (nonostante le promozioni) anche per la corsa verso i prodotti a marchio del distributore che nell'ultrafresco si sono ritagliati una quota dell'11%, contro il 17% della media nel largo consumo. Che fare? «La fiducia nel futuro delle famiglie è crollata – aggiunge D'Amico – ma reputiamo che ci siano ancora margini per sviluppare l'intera categoria degli yogurt. E Danone continuerà nelle sue campagne di marketing strategico e sul punto vendita».
Nel pastario balzo di Divella (+12%) mentre si ferma De Cecco (-0,6%) e innesta la retromarcia la pasta fresca di Rana (-4%). Nel salumiero tonfo dei Grandi salumifici (-9,4%), limitano i danni Beretta (-4,5%) e Rovagnati (-2%); meglio Citterio (+2%). Nei biscotti-prima colazione continua la marcia di Balocco (+6%) e di Galbusera (+5%), scivolano Colussi (-4,8%) e Bauli (-2,7%). Nelle confetture e nei succhi di frutta Zuegg scatta del 13% a scapito di Santa Rosa.

«Abbiamo coperto la gdo del Sud – dichiara il titolare Oswald Zuegg – e siamo diventati leader di mercato nelle confetture. Il consumatore italiano ha apprezzato la bontà della nostra frutta, specie nelle marmellate senza zucchero aggiunti, e nei succhi. Il risultato finale è che il fatturato complessivo è balzato da 211 a 232 milioni. Benissimo anche l'estero con il +10%». Nelle conserve vegetali continua a brillare la stella dell'emiliano Mutti, +17 per cento. Come si spiega? «Anche in questo scenario difficile – sostiene Francesco Mutti, che produce passate e concentrati di pomodoro – è possibile far emergere le capacità delle nostre imprese e rendere un servizio ai consumatori. Come? Con prodotti che offrano il massimo del rapporto prezzo-qualità».

Infine, bene il birrario con Heineken (+6%), Peroni (+8,7%) e Carlsberg (+5,2%). Male invece gli alcolici: Martini & Rossi (-6%), Campari (-4%) e Pernod Ricard (-4,5%). Molto peggio il comparto dei prodotti per la pulizia della casa e per la cura della persona: Procter & Gamble perde l'8%, Reckitt Benckiser (con i marchi Finish, Woolite, Calgon) quasi l'8% e Johnsonwax il 7,1%.

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