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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2013 alle ore 16:35.

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MILANO - L'obiettivo, dichiarato, è l'internazionalizzazione. Made in steel, la fiera biennale dedicata all'acciaio, trasloca da Brescia, dove è nata e dove è stata ospitata per 5 anni e approda a Milano. Con l'intenzione di crescere ulteriormente, aprirsi il più possibile ai mercati internazionali, senza per questo perdere quel ruolo di punto di riferimento e di confronto nella community italiana dell'acciaio che la contraddistingue da sempre.

La siderurgia deve fare i conti con un calo della produzione e dei consumi. «I numeri della crisi fanno riflettere, ma non devono farci paura – ha spiegato Emanuele Morandi, ad di Made in steel – . Per uscirne, bisogna innovare, internazionalizzare e rafforzare la cooperazione tra le filiere. Sono proprio questi i punti cardine della prossima edizione della fiera, che avrà come tema portante work and life, la manifattura e la sostenibilità».
Made in steel sarà ospitata dai padiglioni di Fiera Milanocity dal 3 al 5 aprile. L'edizione 2013 vedrà 312 aziende presenti (il 24% straniere o filiali italiane di multinazionali), il 25% in più rispetto a due anni fa. In aumento, seppure in misura minore rispetto agli espositori, anche l'ampiezza dell'area espositiva, che sale a 9.600 metri quadrati, il 4% in più rispetto al 2011. «È il segnale – ha sottolineato Morandi –, che gli operatori ci credono, che vogliono esserci, magari riducendo la superficie espositiva».

Le difficoltà dell'acciaio, come ha spiegato Gianfranco Tosini, responsabile del centro studi di Siderweb (è il portale organizzatore dell'evento) risiedono nella forte pressione sul mercato da parte delle economie emergenti. «In Europa – ha spiegato – c'è una sovracapacità produttiva da 50 milioni di tonnellate, di cui 15 milioni in Italia. La sola Cina potrebbe produrre 150 milioni di tonnellate in più rispetto alla situazione attuale. Il settore ha bisogno di essere ristrutturato, riadeguato a un nuovo contesto, bisogna cercare integrazioni, anche con gli elementi a monte della filiera, nuove economie di scala, nuovi mercati. Sulla competitività, però, pesa il cambio euro-dollaro, i margini sono sempre più risicati, le normative ambientali richiedono investimenti che non danno alcun ritorno economico».

Il programma della fiera, come hanno sottolineato Enrico Pazzali, amministratore delegato di Fiera Milano, Maurizio Faroni, direttore generale del Banco Popolare e Franco Tamburini, presidente di Brixia Expo-Fiera di Brescia (ente organizzatore dell'evento) cercherà di ancorarsi il più possibile a un manifatturiero che vuole tornare a competere, approfondendo proprio le nuove prospettive e i nuovi indirizzi richiesti al settore, con focus relativi, in particolare, all'edilizia, ai trasporti, all'energia e alla sostenibilità.

«La crisi spinge ad adottare comportamenti innovativi – ha spiegato il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi –: in questo momento tutta la filiera si deve assumere le proprie responsabilità e adottare uno sforzo di cambiamento. Da un lato vanno riorganizzati alcuni snodi strutturali della filiera, dall'altro bisogna continuare a investire sulla ricerca e sviluppo. Siamo vivi, l'Italia resta un grande paese siderurgico, ma a noi come a tutti è imposto una grande sforzo per reinterpretare questa nuova fase».

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