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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 11:00.

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Larcomar Shopping Centre, Miraflores, Lima, Perù (Corbis)Larcomar Shopping Centre, Miraflores, Lima, Perù (Corbis)

La estrella fulgorante, la stella sfolgorante, oppure la perla del Pacifico. Sono molte le forme espressive con cui viene definito il Perù degli ultimi anni, passato da un Pil pari a 53 miliardi di dollari (nel 2000) a uno di 146 miliardi di dollari (nel 2010). E che nel 2011 e 2012, anni duri per quasi tutti i Paesi del mondo, ha inanellato tassi di crescita superiori al 6% annuo. Un Paese solo sfiorato dalla crisi.

Energia, miniere, petrolchimica, costruzioni, immobiliare, agroalimentare, forestale, tessile-abbigliamento, turismo. Sono questi i settori che trainano un'economia molto vitale, in cui c'è spazio sia per le grandi imprese sia per le Pmi. Non a caso il Perù è uno dei Paesi latinoamericani che registra flussi importanti di investimenti diretti dall'estero, con una progressione notevole, del 40%-50% rispetto all'anno precedente.
All'incontro "Perù, opportunità di business per le imprese italiane" organizzato da Confindustria, pochi giorni fa a Como, il Perù viene descritto da Sandro Targa, ex codirettore del Fondo italo-peruviano, «come un'Italia degli anni Sessanta, con un'attività economica sempre più dinamica e 400mila case da costruire prima possibile». Numeri poco conosciuti, eppure di grande interesse: il Perù è il quarto Paese al mondo per estensione di boschi. Non solo. Terreni molto fertili, tre microclimi differenti, consentono coltivazioni molto varie, nel settore ortofrutticolo e agricolo. Poi le idrovie: la lunghezza dei fiumi che scorrono nell'Amazzonia peruviana supera i 14mila chilometri, di cui 4mila sono commercialmente navigabili. Nuovi porti fluviali da costruire, quindi.

Anche il settore minerario è in forte sviluppo. Attualmente il Perù è il secondo produttore mondiale di rame: le esportazioni di questo minerale, entro il 2020, verranno triplicate, attraverso investimenti internazionali superiori a 41 miliardi di dollari, articolati in 40 progetti. Sono più di cento le compagnie internazionali già presenti in Perù.
Isabel Recavarren, presidente del Cefial (Centro di studio, formazione e informazione dell'America Latina), rilancia «le necessità del Perù riguardo a tecnologia, formazione e macchinari». E ricorda come l'Apec (Asian Pacific economic cooperation) di cui il Perù è membro, moltiplichi le opportunità imprenditoriali per chi voglia fare affari in un Paese affacciato sull'Oceano Pacifico con il quale l'Unione Europea sta per varare l'accordo di libero scambio.
«I rapporti economici con l'Italia sono molto favorevoli» spiega Lourdes Ortecho, consulente per l'internazionalizzazione del Made in Italy in America Latina, dato che «il Perù è uno dei Paesi con una tradizione imprenditoriale molto simile a quella delle Pmi italiane. Notevole complementarietà con i settori portanti del made in Italy: sistema moda, casa-arredo, agroalimentare».

Ne dà conferma Angelo Moncini, imprenditore comasco che ha avviato una piccola produzione di "carta a mano" a Nuevo Chimbote, nella regione di Ancash: «La manodopera del Perù è di straordinario valore, oltre che per la dedizione al lavoro, per quella manualità che in Italia è stata persa».

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