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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2013 alle ore 08:21.

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MILANO
Domani la Brebemi passa ai fatti. La società controllata da Autostrade Lombarde – e partecipata da Serravalle, la holding stradale della Provincia di Milano – firmerà il contratto con le banche per ottenere un finanziamento da 1,8 miliardi. Si tratta di un'opera realizzata interamente in project financing, senza intervento pubblico, e in Lombardia è, ad oggi, l'unica certezza nel panorama delle grandi opere da ultimare per il 2015, l'anno dell'Expo. Il progetto, che prevede la costruzione di 66 chilometri di strada per collegare Brescia a Milano, ha un valore complessivo di quasi 2 miliardi.
Domani si siederanno al tavolo, insieme al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il presidente della Brebemi Francesco Bettoni e i rappresentanti degli istituti di credito impegnati: Intesa Sanpaolo, Sace, Bei, Cassa depositi e prestiti, Monte dei Paschi di Siena, Unicredit, Credito bergamasco e Centro banca.
Brebemi, insomma, si farà. Teoricamente potrebbe addirittura essere pronta in anticipo rispetto alla tabella di marcia: a inizio 2014 invece che 6 mesi più tardi, visto che ad oggi siamo già oltre il 65% della realizzazione. Tuttavia i cantieri starebbero procedendo a rilento perché la Brebemi, per avere un senso, ha bisogno contemporaneamente della costruzione della Tangenziale esterna ad Est di Milano (Te), che invece deve ancora uscire dall'impasse finanziaria.
L'autostrada Brebemi deve infatti avere come sbocco, per chi raggiunge Milano, un'altra strada a scorrimento veloce, la Te appunto, del valore di circa 1,7 miliardi. Nei mesi passati i vertici di Serravalle, finora azionista di maggioranza di Te, parlavano della possibilità di realizzare nei prossimi anni solo il cosiddetto Arco Tem (7 chilometri su 32 totali), per garantire una minima uscita alla Brebemi. Ma anche così i problemi non sarebbero risolti per i viaggiatori: chi infatti da Brescia volesse raggiungere Milano, si ritroverebbe dopo poco a viaggiare comunque su due strade provinciali, dove si potrebbe generare un collo di bottiglia. È anche per questo che la settimana scorsa lo stesso Maroni ha preso l'impegno di terminare nei giusti tempi tutta la Tangenziale esterna.
Proprio dentro la Te si è appena aperta una nuova fase. La Serravalle, che controllava la società attraverso la holding Tem, è scesa dal 57 al 40%, visto che ha sottoscritto solo in parte l'aumento di capitale da 120 milioni. Dalla controllante Tem sono arrivati solo 35 milioni, lasciando così un "inoptato" pari a 33 milioni, che adesso dovranno ridividersi gli altri azionisti. Un fatto significativo, che sancisce il passaggio della maggioranza della Te dal pubblico al privato. I costruttori e le banche adesso studiano in che modalità ripartirsi i 33 milioni rimanenti, ma intanto ritengono che adesso, con una società privata, ottenere i finanziamenti sarà più facile. Da tempo l'azionista pubblico era infatti visto come una sorta di "tappo", privo di denaro per portare avanti i lavori, ma intenzionato a non perdere il controllo della società. La Serravalle intanto si è impegnata, pochi giorni fa, a ricapitalizzare con 100 milioni la Pedemontana, al fine di dare ai cantieri una boccata d'ossigeno.
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