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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2013 alle ore 18:47.

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L'anno scorso gli spettatori sono calati del 9,9% e gli incassi del 7,9 per cento. Colpa di una quanto mai generalizzata crisi dei consumi, certo, perché quando in famiglia si hanno pochi soldi a disposizione, le prime spese a saltare sono quelle per il tempo libero. Colpa della pirateria che in Italia muove 700 milioni, più di quanto in un anno i botteghini riescano a mettere in cassa.

A prescindere da quale possa essere il motivo del tracollo, la filiera passa al contrattacco: dal 9 al 16 maggio in tutte le sale del Paese si celebrerà la «Festa del Cinema», un'importante iniziativa promossa e sostenuta dai distributori e produttori dell'Anica e dalle associazioni dell'esercizio Anec, Anem, Acec e Fice. Eccezionalmente, il biglietto di una proiezione 2D costerà 3 euro e quello per un film 3D scenderà a 5 euro. Il modello è quello della «Fête du Cinéma» che in Francia si celebra con grande successo di pubblico da ormai 28 anni. L'obiettivo dell'evento, organizzato dalla società milanese Qmi, è «formare» nuovi spettatori che, attratti da prezzo e campagna di marketing, possano recuperare un rapporto di consuetudine con il grande schermo. Per trovare qualcosa di analogo nella storia recente, tocca andare indietro fino alla metà degli anni Novanta quando anche in virtù di un aiuto governativo (all'epoca vicepremier con delega alla Cultura era Walter Veltroni) furono istituiti i mercoledì a prezzo ridotto. Stavolta non ci sono fondi pubblici, ma l'intervento degli sponsor attraverso una formula molto smile al «cambio merci» (pubblicità in cambio di sostegno). Altro particolare inedito: il fronte di lotta è davvero comune, sia per l'industria che per le associazioni di esercizio. Non potrebbe essere altrimenti: l'avversario da battere è un osso duro.

Un 2013 preoccupante
Secondo il sistema di rilevazione Cinetel, gli incassi del sistema cinema l'anno scorso si sono attestati sui 608,9 milioni, il 7,9% in meno dell'anno precedente. A quota 91,3 milioni le presenze. Come in tutto il resto del mondo anche qui da noi la principale cinematografia continua a essere quella americana, con una quota di mercato del 53,2 per cento. L'Italia, tra produzioni e coproduzioni, vale il 25,2% del mercato, dato in calo rispetto all'ottima performance del 2011 (35,6% di quota). Il problema è che, a quanto pare, l'anno appena cominciato non sembra invertire la rotta. Anzi: il primo bimestre del 2013 è stato contrassegnato da incassi pari a 112 milioni, ossia addirittura il 16% in meno di gennaio-febbraio 2012. I film più premiati al botteghino sono fino a questo momento «Djando Unchained» di Quentin Tarantino (11,7 milioni d'incasso nei primi due mesi dell'anno) e «Il principe abusivo» di Alessandro Siani (10,2 milioni suscettibili di ulteriore crescita con l'arrivo dei dati di marzo).

La sfida della stagione «lunga»
Cosa fare in tempi di crisi? La ricetta è sempre la stessa: chi può, deve investire. «La Festa del Cinema – spiega Richard Borg, presidente della sezione distributori di Anica, la Confindustria del cinema – va intesa in questo senso: confidiamo nell'entusiasmo del pubblico. Siamo sicuri che recupereremo grazie alle presenze quello che perderemo in incassi». E a quanto pare è solo l'inizio: «Se la formula funziona – continua Borg – contiamo di ripeterla tra un anno o, perché no, prima ancora. Per quest'estate, poi, l'idea è non sospendere le uscite importanti: vogliamo che la gente continui ad andare al cinema, come succede da sempre negli Usa e da qualche anno anche nel resto d'Europa».

Fronte comune tra sale d'essai e multiplex
Un segnale importante è l'innovativo asse tra i tradizionali esercizi di cinema, rappresentati da Anec, e i multiplex che hanno la propria sigla in Anem. «Non è più tempo di divisioni, – commenta Lionello Cerri, presidente di Anec – anche perché l'esperienza recente ha dimostrato che esiste un pubblico "cittadino" che cerca e premia le pellicole d'autore, come esiste un pubblico dei centri commerciali, attento soprattutto ai blockbuster». C'è spazio per tutti anche secondo Carlo Bernaschi di Anem, «tanto più – spiega – che bisogna confrontarsi con un mercato colpito da crisi dei consumi e pirateria». Qui si tratta di salvare i 200mila posti di lavoro della filiera dell'audiovisivo: meglio fare tutti quadrato. Spettatori compresi.

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