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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2013 alle ore 16:46.
Il prolungarsi dei tempi (dovevano essere 45 giorni, scaduti a metà febbraio) lasciava intendere una decisione difficile, certamente non unanime all'interno della commissione composta da 50 esperti. Alla fine il verdetto è arrivato: sospensione della valutazione di impatto ambientale per 180 giorni e nuovo sito da individuare. È la conclusione alla quale è giunto il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, per il rigassificatore di Trieste.
Un nuovo sito
Il decreto è stato inviato per la controfirma al ministro per i Beni culturali, Lorenzo Ornaghi. Nel documento, Clini recepisce il parere espresso dalla Commissione Via del ministero dell'Ambiente a conclusione dell'istruttoria aggiuntiva sul progetto. Un supplemento di indagine chiesto dallo stesso Clini ed effettuato sulla base del rapporto dell'Autorità portuale del dicembre scorso. La Commissione Via ha anche acquisito i pareri contrari presentati dal Comitato portuale e dalla Regione Friuli-Venezia Giulia.
In sostanza il provvedimento prende atto delle mutate situazioni del traffico marittimo a Trieste e delle prospettive di potenziamento delle attività previste dal Piano regolatore portuale. «Il rigassificatore – si legge – se realizzato con le modalità progettate da Gas Natural, non appare compatibile con il traffico portuale attuale e soprattutto con gli sviluppi futuri».
«Il nuovo decreto – commenta Clini in una nota – sospende l'efficacia della Via rilasciata nel luglio del 2009 e rinvia alla Gas Natural e all'Autorità portuale la decisione di provvedere entro sei mesi a individuare per l'impianto una localizzazione alternativa compatibile con il Piano regolatore portuale, oppure a modificare il Piano regolatore in modo da renderlo compatibile con il progetto del terminale».
La storia
Il progetto della multinazionale spagnola prende il via il primo luglio 2004, con la presentazione al ministero delle Attività produttive dell'istanza di avvio del Procedimento autorizzativo. Per l'impianto di rigassificazione da localizzare nel porto di Trieste, località Zaule, si prevede un investimento a capitale privato superiore ai 500 milioni, destinato alla costruzione di un terminale preposto alla rigassificazione di gas naturale liquefatto da immettere, dopo essere stato riportato allo stato gassoso, nella rete nazionale attraverso il gasdotto Zaule-Villesse. Nel 2009 il completamento dell'iter autorizzativo con la conclusione del procedimento di Valutazione di impatto ambientale.
Il fronte del no
All'elenco dei contrari, che storicamente vedeva in prima linea i comuni di Trieste e Muggia e la Provincia, e successivamente il Porto, si era aggiunta alla metà di marzo anche la Regione, in un clima ormai apertamente pre-elettorale. Lo stallo si è accentuato dopo l'accelerazione del progetto registrata a fine 2012 – con il via libera del comitato tecnico regionale per la sicurezza in composizione allargata e il rilascio dell'Aia, autorizzazione integrata ambientale). Poi la notizia del supplemento istruttorio richiesto dal ministero dell'Ambiente.
I numeri
Secondo studi commissionati dall'azienda, nella fase di costruzione, della durata prevista in circa tre anni, a livello regionale il rigassificatore produrrebbe un incremento di occupazione medio annuo di circa 1.500 lavoratori, di cui circa 800 nel settore delle costruzioni, circa 470 nel manifatturiero e circa 230 nel settore dei Servizi. A regime, l'impianto richiede l'impiego di 70-80 addetti, con altri 300-400 nell'indotto.
In una nota di fine anno la società aveva minacciato ripercussioni in caso di stop: «Gas Natural non potrà esimersi dal censurare in tutte le sedi amministrative, civili, penali competenti le contestazioni parziali e preconcette portate avanti dagli oppositori del progetto del rigassificatore da realizzare a Trieste, chiedendo il risarcimento dei danni».
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