Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2013 alle ore 08:18.

My24


I consumi sono aumentati del 4,1% (19,44 kg procapite) e il giro d'affari ha raggiunto quota 5,75 miliardi. L'avicoltura nel 2012 ha viaggiato in controtendenza rispetto al sistema agroalimentare. Merito di una filiera «integrata» che controllando tutte le fasi produttive dall'allevamento ai mangimi, dalla macellazione alla trasformazione, ha rafforzato il business, valorizzato il territorio e creato nuova occupazione.
«La filiera delle carni avicole – ha detto il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini alla Fiera avicola di Forlì – ha conosciuto una rapida evoluzione, con la massiccia uscita dal mercato a partire dagli anni 70 di imprese più marginalizzate e dalla conseguente polarizzazione intorno ad alcuni grandi player specializzati nelle innovazioni produttive». Il risultato è che il fatturato di 5,75 miliardi è realizzato in larga parte (4,5 miliardi) da 31 cooperative di Fadagri con 550 soci e 10mila addetti. «Ma per crescere ancora occorre guardare all'estero – ha continuato Gardini – intercettando nuovi mercati, superando i problemi degli alti costi delle spedizioni e della shelf life dei prodotti freschi».
Sul settore, tuttavia, pesano i rincari delle materie prime per i mangimi. «Il 2012 – ha confermato Gianluca Bagnara (Copa-Cogeca)– ha segnato incrementi medi del 7% con punte fino al 22% del dicembre scorso». Ma pesano anche i vincoli ambientali, legati al benessere animale e allo smaltimento dei rifiuti. «Spesso queste misure diventano vessatorie – ha spiegato Guido Sassi, vicepresidente di UnaItalia e presidente della consulta avicola di Fedagri – e lesive della concorrenza verso Paesi che si sono dotati di regole e sistemi più snelli. Le cooperative nonostante ciò hanno continuato ad investire». Una scelta premiata dai consumatori. Secondo i dati Ismea-Unaitalia, infatti, la domanda di carni avicole ha registrato un lieve aumento (+0,5%) anche nei primi mesi del 2013.
«Il punto di forza della filiera – ha sottolineato Francesca Amadori, responsabile comunicazione dell'azienda di famiglia (oltre 1,2 miliardi di fatturato, 7mila addetti e circa 2.500 referenze) – sono gli investimenti nella qualità e nell'innovazione». L'ultima frontiera dell'azienda è una gamma destinata ai celiaci con stabilimenti dedicati.
Ma sull'innovazione di prodotto hanno scommesso anche la coop avicola di San Martino passata in pochi anni dalla soccida a un business di 27 milioni, la Cafar–Martini ormai quarto operatore del settore con l'8% del mercato, la Copua che commercializza nella Gdo uova di qualità col marchio Coccodì e la Saigi specializzata nella nicchia di quaglie, galletti e anatre. Un processo, quello dell'innovazione, che potrebbe trovare nuova linfa dalle risorse di Bruxelles che nel periodo 2014-2020 – come ha sottolineato l'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, Tiberio Rabboni – potrebbero essere estese anche alle coop.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi