Al palo i piani per gli zuccherifici

ROMA
Sono ancora in alto mare molti dei progetti di riconversione degli ex zuccherifici chiusi dopo la riforma comunitaria del settore bieticolo saccarifero varata nel 2006 (Ocm zucchero). Su una quindicina di progetti – per altrettanti stabilimenti dismessi sui 19 esistenti allora, solo due sono stati realizzati, mentre quelli che sulla carta dovranno perlopiù essere trasformati in impianti per la produzione di energia elettrica da biomasse agricole sono ancora bloccati o in fase di avvio dei cantieri.
È passato oltre un anno da quando il Comitato interministeriale, istituito con la legge 81/2006, avrebbe dovuto infatti facilitare l'esecutività dei progetti bloccati entro 30 giorni. Ma da allora – la norma doveva scattare nel marzo 2012 – la maggior parte di quei piani è rimasta «appesa» a ritardi burocratici e veti incrociati di enti locali e associazioni ambientaliste che in alcuni casi si sono anche rivolti ai tribunali amministrativi per impedirne la realizzazione.
In ottobre il Comitato interministeriale (Politiche agricole, Economia, Lavoro, Sviluppo economico e Ambiente) ha dato il via libera agli ultimi progetti di riconversione degli ex-zuccherifici di Casei Gerola (Pavia), Bondeno (Ferrara), Jesi (Ancona), Ostellato (Ferrara) e San Pietro in Casale (Bologna).
Lo stesso Comitato ha nominato quindi quattro commissari ad acta per altrettanti progetti già approvati: Castiglion Fiorentino (Arezzo), Celano (L'Aquila), Finale Emilia (Modena) e Portoviro (Rovigo), ritenuti in stand-by. Nomine che peraltro la Corte costituzionale, con una sentenza del 5 aprile, ha ora giudicato incostituzionali.
Così, la realizzazione dei progetti che in base al «decreto semplificazioni» approvato dal Governo all'inizio 2012 avrebbero «carattere di rilevanza nazionale», di fatto sembra ancora lontana. E di cantieri aperti, per ora, comunque non c'è quasi traccia.
A San Pietro in Casale, garantisce Vincenzo Maria De Rosa, amministratore delegato della società, la Sfir di Cesena, «il previsto polo energetico è in attesa del via libera della provincia di Bologna». Dal quartier generale di Minerbio, il Gruppo Coprob riferisce che per Portoviro, lunedì prossimo 15 aprile, la Conferenza dei Servizi che riunisce gli enti territoriali competenti potrebbe dare l'attesa autorizzazione. E a Finale Emilia, lo stesso Coprob assicura che entro maggio apriranno i cantieri.
Mentre a Ostellato il progetto, anche se approvato, è di fatto fermo alla fase delle «verifiche normative». Situazione di stallo è segnalata anche per gli ex zuccherifici di Bondeno e Casei Gerola, con progetti gestiti dalla società Terrae.
Più articolato il quadro dei sei piani di riconversione di Eridania Sadam, del Gruppo bolognese Maccaferri. A Castiglion Fiorentino e a Celano sono subentrati i prefetti di Arezzo, Saverio Ordine, e dell'Aquila, Francesco Alecci. Le cui funzioni di commissari, però, sono state annullate dalla sentenza della Consulta.
I progetti di riconversione di questi due siti sono passati attraverso PowerCrop (società del Gruppo Maccaferri) il cui 50% è stato rilevato nei giorni scorsi da Enel Green Power. Per Russi, nel Ravennate, dove dovrebbe sorgere un polo energetico e di confezionamento zucchero, l'autorizzazione rilasciata dalla Regione Emilia Romagna è stata impugnata da Wwf e Italia Nostra. «Il cantiere è aperto – assicura il consigliere delegato, Piero Tamburini – ma i lavori sono condizionati dal pronunciamento del Consiglio di Stato». Il progetto di Fermo (energia elettrica da fonti rinnovabili) è stato bloccato dalla Provincia ed Eridania è in attesa che si pronunci il Tar delle Marche. Mentre per Jesi, dove è prevista una riqualificazione e riconversione commerciale dell'area, intanto è stata costituita una società ad hoc, Sadam Meccanica.
Mentre a Villasor (Cagliari), dove sorgerà un'altra centrale elettrica, 50 dipendenti dell'ex zuccherificio sono stati riassorbiti da PowerCrop e stanno per iniziare corsi di formazione professionale.
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