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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2013 alle ore 10:44.

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423 milioni in meno. All'appello del nostro export di febbraio mancano soprattutto quelli, i soldi che la Germania non ha speso per i nostri prodotti. La frenata tedesca è una "botta" che sfiora il 10% e il calo degli acquisti del nostro primo partner commerciale è imitato da Francia, Spagna e Regno Unito. E' l'intera Europa ad andare in rosso, con un calo tendenziale del 6,6%, capace di portare in negativo il bilancio complessivo del mese, perché il contributo extra-Ue è stato sì in crescita, ma limitato al 2,1%.

A febbraio il nostro export si chiude dunque in rosso di quasi tre punti ma come ormai accade da molti mesi la frenata dei nostri acquisti è di molto superiore.
La crisi dei nostri consumi, la riluttanza delle aziende ad investire e l'utilizzo ridotto della capacità produttiva si leggono in modo lineare nel crollo del 9,6% delle importazioni italiane, con una frenata ancora maggiore per gli acquisti effettuati in Europa.
L'effetto contagio si propaga in modo diretto, con minori acquisti dalla Germania per 537 milioni in un solo mese, una frenata del 10,9% che è spiegata in gran parte dal crollo del settore auto, giù del 31,7%.

L'unico aspetto positivo è il consueto miglioramento del saldo commerciale, positivo a febbraio per 1,1 miliardi a fronte di un rosso "opposto" 12 mesi prima.
Tra i settori, cedono terreno tessile, chimica, metalli di base e macchinari, autoveicoli e mobili. Pochi i segni più, tra cui spicca il balzo di quasi 14 punti per i prodotti farmaceutici.

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