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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2013 alle ore 10:59.

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TOKYO - Le Camere di Commercio italiane in Asia stanno aumentando di numero ed espandendo la loro attività, venendo incontro alle esigenze di crescita internazionale delle imprese in un momento in cui l'attività promozionale pubblica si è ridimensionata a causa delle riduzioni di budget.
Il punto sul settore è stato fatto a Tokyo, che ha ospitato l'area meeting 2013 (Asia e Sud Africa) con tre nuovi ingressi: le camere di commercio di Vietnam (con il presidente Michele D'Ercole), Corea del Sud (con il vicepresidente Nicolas Piccato) e Filippine (presidente Alessandro Abbate e segretario Martino Di Nola). Tre strutture già operative, in attesa del riconoscimento governativo, il cui decollo è stato agevolato dal supporto delle camere già esistenti in Paesi limitrofi (da Tokyo per Seul, da Singapore per il Vietnam e da Hong Kong per le Filippine). Tra le future aperture, potrebbe essere quella nel Qatar, che si renderebbe autonomo da Dubai.

«È un fatto evidente la forte crescita delle camere di commercio italiane in Asia secondo tutti i parametri: numero, personale sia italiano sia locale, fatturato da servizi alle imprese e da organizzazione di eventi, e utili - afferma Fabio De Rosa, presidente della camera di commercio a Hong Kong - Probabilmente in questo momento di difficoltà molte imprese cercano di uscire verso nuovi mercati e trovano un interlocutore naturale in organizzazioni come le nostre, strutturate sul territorio».
Anche il contributo governativo alle Camere si è ridotto negli anni: a Hong Kong ad esempio «vale solo per il 6-7% del fatturato», mentre in passato era stato anche del 50%, poi ridottosi a scalare al 30% e al 15 percento. È una tendenza che ha favorito una connotazione sempre meno “istituzionale” e più “privatistica” delle Camere, che comunque continuano a collaborare con le istituzioni italiane all'estero e con altri enti. «Ci cercano sempre più spesso anche le associazioni di categoria» osserva Andrea Bonardi, presidente a Singapore, la città stato che «sta uscendo dalla black list e crescendo in visibilità anche in Italia». Singapore guadagna terreno anche come potenziale centro regionale per l'intera Asia: Barilla ha spostato lì il suo quartier generale asiatico, Ferrari lo sta facendo mentre Hong Kong si sta caratterizzando più come porta d'ingresso verso la Cina continentale.

«La situazione - afferma Leonardo Simonelli Santi, vicepresidente di Assocamerestero - sta cambiando. Il sistema camerale è nato in Europa ma si sta evolvendo sempre più altrove, in un processo di internazionalizzazione in cui vanno all'estero ormai non tanto o non solo le persone, ma le aziende». Del resto, come epicentro delle “Italian Business Community”, le camere ospitano volentieri tra i loro membri i manager italiani di imprese estere, acquisendo una proiezione potenzialmente più incisiva. E qualcuno dei presenti a Tokyo ha cominciato a pensare che le camere extra-europee siano sottorappresentate nel sistema.
S. Car.

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