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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2013 alle ore 08:18.

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MOSCA - «Ora abbiamo un nome e un cognome». Vittorio Torrembini, per anni la guida degli imprenditori italiani in Russia raccolti nell'associazione Gim Unimpresa, ha salutato ieri a Mosca la "trasformazione" del proprio gruppo in Confindustria Russia, che da oggi sarà la voce delle tante imprese italiane interessate - come è scritto nella cartellina con cui Confindustria Russia si presenta - ad «allargare le frontiere dell'internazionalizzazione». «Se oggi siete Confindustria è perché ve lo meritate», sorride Edoardo Garrone, presidente del Comitato tecnico di Confindustria per l'internazionalizzazione del sistema. A Mosca ha portato l'augurio e l'incoraggiamento del presidente Giorgio Squinzi: dovete rappresentare sempre più, ha scritto in una lettera affidata a Garrone, «una risposta efficace ai bisogni e alle aspettative di migliaia di imprenditori italiani impegnati in un Paese davvero strategico, che rappresenta già oggi uno dei più importanti mercati e che dispone per il futuro di un enorme potenziale».

È quanto Confindustria Russia intende fare, in una realtà moscovita in cui istituzioni e privati - i soggetti del cosiddetto "sistema Italia" - hanno imparato a lavorare insieme. «Saremo l'antenna per i nostri imprenditori - assicura Ernesto Ferlenghi, vicepresidente di Confindustria Russia oltre che di Eni in Russia - l'integrazione con Confindustria ci dà la forza di rappresentare il sistema di imprese grandi e piccole». In una Russia che continua a dare molto alle imprese italiane, come sottolinea Claudio Carioni, presidente della Commissione Piccole e medie imprese, ma in cui - soprattutto per le Pmi - «le regole sono imbrigliate da burocrazia e interessi di parte, regole di cui bisogna avere coscienza, dal regime fiscale ai problemi alle dogane». E se anche l'economia russa lancia segnali di rallentamento, seguendo il calo della domanda di materie prime, «più siamo aggregati e più riusciamo ad affrontare i contraccolpi», conclude Carioni.

«Sono stato a Torino al convegno per la Piccola industria - racconta Edoardo Garrone - la situazione per l'impresa è molto peggiore di quanto dicano i dati. L'Italia è un Paese strano, unisce un tasso di imprenditorialità straordinario a una strisciante cultura anti-impresa, un atteggiamento di sospetto. In campagna elettorale non si è parlato di sviluppo, quasi a pensare che il problema del lavoro si possa risolvere con qualcosa di diverso rispetto all'impresa». Ma se nei momenti di crisi è importante spingere sull'internazionalizzazione, a Mosca Garrone racconta di aver trovato motivo di sollievo, «una gran voglia di fare: tornerò tra un anno per contare quante imprese avranno aderito a Confindustria Russia», promette.

«È il sistema Italia che qui a Mosca inizia a farsi vedere», riflette Torrembini che cita a esempio il Salone del Mobile di Milano, che ha ribadito la supremazia italiana malgrado il momento difficile. «Dobbiamo fare come a Milano», dice. Reagire con iniziative concrete. Per questo, gli italiani di Mosca hanno fatto coincidere la presentazione di Confindustria Russia con quella di un progetto di cui parla Leonardo Bencini, Primo consigliere commerciale all'Ambasciata d'Italia a Mosca, e a cui Il Sole 24 Ore dedicherà presto un approfondimento. L'idea di un hub logistico che diventi una porta per agevolare l'arrivo e i primi passi delle imprese italiane esportatrici in Russia.

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