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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2013 alle ore 06:44.

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BOLOGNA
Un'altra tappa giudiziaria nella battaglia per l'eredità Faac, il colosso dei cancelli automatici di Bologna. Ieri l'Arcidiocesi di Bologna ha indicato al Tribunale del capoluogo emiliano i conti correnti - tra questi un conto in Svizzera sul quale sono depositati 22 milioni di euro - nel quale sono stati dirottati quasi 36 milioni mancanti nell'inventario e oltre 14 milioni di dividendi che erano stati ripartiti nel corso dell'assemblea dei soci. Una indicazione obbligata, dopo l'ordine del giudice Maria Fiammetta Squarzoni, che aveva invitato la Curia a rendere conto di titoli e denaro e a metterli a disposizione del custode giudiziario nominato dallo stesso Tribunale. Inevitabile, dopo l'impugnazione, da parte dei famigliari del proprietario dell'azienda Michelangelo Manini (morto oltre un anno fa), del testamento che nominava erede universale proprio l'Arcidiocesi.
Ma ora anche le sorti della Faac sono appese all'esito di una controversia che si preannuncia lunga. La posta in gioco è altissima, dato che tra somme liquide e patrimoniali, con il 66% delle quote dell'azienda, l'eredità vale 1,7 miliardi. Se ne era già accorto lo stesso management nominato dalla Curia, che mesi fa aveva espresso la preoccupazione che la guerra giudiziaria potesse intralciare i piani di sviluppo di un gruppo che nel mondo conta 1.350 dipendenti e di questi 250 nella sede di Bologna. La tensione adesso è alle stelle anche tra gli addetti e tra i sindacati. I dividendi che sono stati ripartiti, infatti, avrebbero dovuto sostenere un piano di investimenti del quale, almeno per ora, non c'è ancora traccia. Faac, gruppo che dispone di stabilimenti in varie parti del mondo, tra Cina, Russia, Brasile, Malesia, è riuscita fino ad ora a fronteggiare la pesante crisi economica. Ma il futuro è reso più incerto dalla battaglia giudiziaria. Oggi, dopo il provvedimento disposto dal giudice, titoli e depositi sono tornati nella disponibilità del custode. Ma l'Arcidiocesi ha presentato appello contro il provvedimento di sequestro. Se ne riparlerà il 13 maggio, data fissata per la prossima udienza.
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