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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2013 alle ore 15:58.

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Negli ultimi 15 anni si è trasformato, sviluppato, arricchito di competenze e clienti top. Oggi il distretto fiorentino della pelletteria di lusso – sorprendente esempio di crescita 'dal basso', senza il sostegno di politiche industriali – sta diventando un laboratorio d'innovazione non solo produttiva ma anche finanziaria. Con la conseguenza che, accanto all'export di borse, portafogli e valigie (+8,4% nel 2012 a 2,487 miliardi di euro comprese le calzature), è pronto ad esportare nuovi strumenti di accesso al credito diretti alle centinaia di piccole e medie aziende familiari, in gran parte contoterziste, che formano la variegata filiera della pelletteria. Il seme è stato piantato con l'accordo firmato nel gennaio scorso tra il gruppo bancario IntesaSanpaolo e la maison fiorentina della moda Gucci (che fa capo al gruppo francese Kering, ex Ppr) per facilitare il finanziamento della filiera prodotto finito pelletteria Gucci, costituita da 56 fornitori di primo livello e 676 subfornitori (di secondo livello), per un totale di 6.700 addetti (sui 45mila dell'indotto italiano del marchio) concentrati in Toscana. In sostanza IntesaSanpaolo, attraverso Banca Cr Firenze, si è impegnata ad arricchire le informazioni quantitative (risultanti dai bilanci) sulle aziende di pelletteria che producono borse e portafogli Gucci, con quelle qualitative (puntualità nelle consegne, affidabilità dei prodotti) che saranno fornite dal marchio fiorentino, in modo da migliorare il rating di fornitori e subfornitori della filiera, e dunque le condizioni a essi applicate nella concessione di credito. A tre mesi dalla firma, sono già 150 le pratiche di finanziamento esaminate dalla banca su queste nuove basi, che presuppongono uno scambio di informazioni con la griffe del lusso. «Come avevamo previsto, grazie a questo accordo il 20-25% delle aziende di pelletteria che lavorano per Gucci ha ottenuto un miglioramento dei tassi applicati di 3-4 punti», ha rivelato Luciano Nebbia, direttore regionale Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna di IntesaSanpaolo. Commenti positivi arrivano anche dal fronte Gucci: «I nostri fornitori e subfornitori che stanno utilizzando questo nuovo canale sono molto soddisfatti», fa sapere la maison. Al punto che si sta già pensando di estendere l'accordo dal solo prodotto finito all'intera filiera della pelletteria Gucci, che conta nel complesso 400 fornitori di primo livello e più di 1.200 subfornitori, per un totale di circa 20mila addetti (dal settore pelletteria Gucci realizza il 58% del suo fatturato). Il problema da superare è lo scambio di informazioni banca/maison, considerato che per arrivare all'accordo ufficializzato nel gennaio scorso è stato necessario un anno e mezzo di lavoro. Obiettivo condiviso dai due firmatari è, naturalmente, quello di salvaguardare e far crescere la filiera produttiva, che IntesaSanpaolo è interessato a finanziare e che Gucci è interessato a preservare per rafforzare il "made in Italy" che sta alla base della sua strategia di sviluppo.

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