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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2013 alle ore 11:00.

Certificato medico in mano, si affollano ogni mattina davanti agli sportelli dell'ufficio consolare dell'ambasciata tedesca, trascinando le loro lunghe tuniche bianche: sono i ricchi cittadini di Abu Dhabi alla ricerca di un visto per andare a farsi curare in Germania.
E non è solo Abu Dhabi: in tutti gli Stati del Golfo l'offerta di servizi sanitari resta largamente al di sotto della media mondiale. E infatti questi Paesi sono tuttora una delle principali aree di reclutamento dell'attività comunemente definita come "medical tourism". Un business che secondo valutazioni di McKinsey vale oggi 100 miliardi di dollari all'anno. Si calcola che i soli cittadini degli Emirati Arabi Uniti spendano più di 2 miliardi all'anno per farsi curare all'estero. Oltre alla Germania, i Paesi di accoglienza sono Regno Unito, Thailandia (circa 70mila pazienti all'anno), Singapore, Malaysia, eccetera.
Ma i flussi possono cambiare di segno soprattutto quando abbondano i capitali per investire. Ed è esattamente questo lo scenario che si sta preparando. Come sempre, Dubai sta aprendo la strada. Il modello è quello della Dubai Healthcare City, dove sono insediati due ospedali modernissimi, certificati dalla Joint Commission Internazionale e super-attrezzati. Un piano pluriennale avviato lo scorso anno prevede ora la costruzione di 14 nuove strutture ospedaliere in diverse parti dell'Emirato, nonché la realizzazione di 6 nuovi centri di riabilitazione. L'obiettivo non è solo di coprire una domanda di servizi insoddisfatta ma di sviluppare una nuova area di business. Trasformando Dubai in un polo sanitario per pazienti provenienti dal Medio Oriente e anche da altre aree del mondo.
In una direzione in parte analoga si sta muovendo con determinazione l'Arabia Saudita, il Paese più popoloso della Regione del Golfo e quello con il piano di investimenti più massicci nella sanità orientato soprattutto al fabbisogno interno ma con una finestra aperta per gli oltre 7 milioni di pellegrini in visita, ogni anno, a Medina e alla Mecca. Obiettivo dichiarato del Governo saudita: raddoppiare il numero dei letti in sette anni e aprire 420 ambulatori e almeno 12 ospedali. Non è solo un problema di numeri: c'è anche un obiettivo di qualità. Il programma prevede infatti la realizzazione di due grandi poli sanitari "di eccellenza" (Medical Cities) a Riad e Jeddah e uno su scala più ridotta a Medina, con annesse cliniche, istituti universitari, centri di ricerca, per una spesa complessiva di circa 6,7 miliardi di dollari. Sommando le diverse iniziative, si arriva a stanziamenti previsti per oltre 18 miliardi di dollari.
Anche in Kuwait il settore è in forte rilancio. Sono infatti almeno otto i nuovi ospedali pubblici per 3.500 letti che dovrebbero essere costruiti nei prossimi anni, a cui si aggiunge l'ampliamento e la modernizzazione di altre strutture esistenti. Ma lo scenario è in movimento dovunque. In Oman il Governo ha coinvolto Apex Medical Group Usa per progettare una Medical City con ospedale specializzato in trapianti. Ad Abu Dhabi il gruppo statunitense Cleveland Clinic in collaborazione con Mubadala Development ha avviato il progetto di un grande ospedale localizzato sull'Isola di Al Maryah. Il Bahrein ha annunciato la costruzione di due nuovi centri ospedalieri di cui uno per la cura dei tumori e persino il minuscolo emirato di Sharjah's ha annunciato la sua Medical City, con tanto di legislazione e incentivi per favorire gli investimenti.
Tutti spingono infatti per attrarre capitali privati: il Governo saudita con prestiti agevolati, Bahrein e Qatar con la formula di un minimo garantito espresso in termini di numero di pazienti giorno. E gli investitori interessati ad affiancarsi alle strutture pubbliche che tuttora coprono il 70% del settore ospedaliero nell'area del Golfo non mancano. Anche perché ormai in quasi tutti i Paesi sta entrando in vigore un regime di assicurazione sanitaria obbligatoria per chi lavora: cittadini locali e residenti stranieri (che in molti Emirati sono la maggior parte delle popolazione). E infatti, nel settore, si stanno muovendo anche gruppi assicurativi come Kuwait Health Assurance (Khac) con un piano pluriennale per l'apertura di 15 ambulatori e tre ospedali . Secondo valutazioni di Alpen Capital, il mercato dei servizi sanitari nell'insieme del Golfo dovrebbe raggiungere quest'anno i 36 miliardi di dollari e salire a 45 entro il 2015. Era di 26 miliardi nel 2010. In particolare nei due Paesi più importanti (Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) il tasso di crescita annuo sarà superiore al 12 per cento.
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