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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2013 alle ore 06:46.

Qualcosa si muove. Dopo mesi di rinvii, balbettamenti e incertezze, la strada per la salvaguardia del patrimonio siderurgico italiano sembra essere stata imboccata. A pochi giorni dalla decisione della Corte costituzionale sull'Ilva – che di fatto si traduce in un via libera per il ritorno alla piena operatività degli impianti di Taranto – ieri il Consiglio dei ministri ha dato l'ok al riconoscimento di «area di crisi industriale complessa» a Piombino (non a caso, il primo provvedimento del genere era stato destinato proprio a Taranto).
Un riconoscimento che agevola il lavoro del commissario del gruppo Lucchini, Piero Nardi, al lavoro per redigere il piano industriale di rilancio del gruppo (sarà presentato a giugno) e per cedere l'attività ad una nuova proprietà. Contemporaneamente altri segnali sul territorio nazionale (dalla convocazione del tavolo per l'Ast di Terni al varo del protocollo per il ricollocamento dei cassintegrati di Jindal Steel a Trieste) confermano che non solo a Bruxelles (l'action plan comunitario per la siderurgia sarà presentato il 5 giugno) la sensibilità sul tema è ai massimi livelli. Tutto questo nonostante rimangano forti preoccupazione per la tenuta occupazionale del settore, come confermano i recenti tavoli di crisi aperti al Mise relativi alla vicenda Berco e Acciaierie Beltrame.
Lucchini, primo tassello.
La decisione del Cdm di ieri è il primo tassello del puzzle del rilancio del polo siderurgico toscano della Lucchini (proprio nei giorni scorsi il sito ha ottenuto la nuova Aia), che sarà completato con la presentazione del piano industriale da parte del commissario Piero Nardi e con la futura vendita del gruppo. Il decreto legge sulle emergenze ha dichiarato Piombino «area di crisi industriale complessa», definendo le regole per l'ammodernamento e l'adeguamento del porto. Secondo quanto riferito da Palazzo Chigi, il piano di ammodernamento è già previsto dal piano regolatore del porto ma, per accelerare, il provvedimento nomina commissario straordinario il presidente della Regione Enrico Rossi, il quale si avvarrà del Comune e dell'Autorità portuale come soggetti attuatori. Tra gli interventi più urgenti: il dragaggio dei fondali, il completamento dello svincolo fra la Tirrenica e il porto, il risanamento dei sedimenti contaminati del porto. Le risorse per completare le opere saranno oggetto di un'intesa da concludere entro un mese e mezzo, che consentirà di sbloccare risorse per 90 milioni. «In questo modo – si legge in una nota di Palazzo Chigi – il Governo intende dare un contributo al superamento della crisi industriale e occupazionale che affligge la zona di Piombino. L'ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture portuali e la realizzazione del collegamento viario tra l'area siderurgica e portuale e l'asse stradale Cecina-Civitavecchia costituiscono un intervento decisivo per il rilancio delle attività produttive della zona». Il potenziamento del porto favorito dal provvedimento, come ha confermato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, «potrebbe essere funzionale in futuro al ricovero e smaltimento del relitto della nave Costa Concordia». Soddisfatte le istituzioni, a partire dal sindaco di Piombino Gianni Anselmi. «Abbiamo lavorato duramente per ottenere l'area di crisi complessa. La nostra, dopo Taranto, è la seconda area di crisi del Paese e questo è un forte segnale di attenzione. Aspettiamo la versione definitiva, ma già così si fa sintesi di un quadro di risorse importante stimato intorno ai 150 milioni». Il provvedimento avrà ricadute, oltre che su Lucchini (l'infrastrutturazione potrebbe rendere più appetibile il sito ad eventuali compratori), anche sulle altre realtà siderurgiche della zona, come Magona (ArcelorMittal) e Dalmine. Il gruppo Lucchini attende un analogo provvedimento anche per l'area di Trieste, dove ha sede la Ferriera di Servola che secondo le previsioni dovrebbe essere chiusa entro il 2015: proprio nei giorni scorsi il tavolo tra Regione ed enti locali ha prodotto due accordi per la riconversione, uno per il risanamento ambientale e la prosecuzione delle attività industriali nel breve periodo, l'altro per la realizzazione di un piano di marketing in grado di attirare investitori.
Ast attende chiarezza
Prosegue senza interruzioni anche l'iter di vendita delle Acciaierie speciali Terni. Dopo l'ufficializzazione delle offerte giunte sul tavolo dei finlandesi di Outokumpu (quelle vincolanti della cordata Aperam-Marcegaglia-Arvedi e del fondo Apollo e quella non vincolante della cinese Tsingshan), i sindacati hanno chiesto maggiore chiarezza sulle prossime tappe della procedura (che dovrebbe concludersi entro il 7 maggio). Le parti sociali sono state convocate al tavolo del Mise martedì prossimo.
Gli altri tavoli
Nel frattempo, per quanto riguarda gli altri tavoli siderurgici «minori», è di pochi giorni fa il protocollo d'intesa siglato dalla Provincia di Trieste per favorire la ricollocazione dei cassaintegrati e lavoratori in mobilità della Jindal Sertubi, azienda dell'indotto legata proprio alla Ferriera di Servola. Il documento interessa 136 lavoratori: si è deciso di adottare un sistema sinergico e collaborativo, finalizzato a favorire l'accesso ai servizi e promuovere azioni e interventi specifici, idonei a favorire la promozione di buone pratiche per agevolare la ricollocazione. Preoccupa invece il destino della Berco, che ha aperto la procedura di mobilità per 611 lavoratori nei tre impianti italiani posseduti in Veneto, Piemonte, Emilia Romagna. Ieri il ministro Corrado Passera ha giudiacato inaccettabile la decisione, chiedendo il ritiro della procedura e ha inviato una lettera al ceo di ThyssenKrupp ottenere, in tempi brevi, un incontro nel quale affrontare le intenzioni della multinazionale tedesca per quanto riguarda il futuro dell'azienda.