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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2013 alle ore 08:21.

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Il commercio illecito di sigarette in Italia ha raggiunto un livello record nel 2012, con un aumento del 50% sul 2011 e del 300% rispetto al 2009. Il dato risulta tra i più elevati dell'Unione europea, raggiungendo l'8.5% del totale del consumo di sigarette. Lo rileva uno studio realizzato da Kpmg per la Commissione europea, i 27 Stati membri e Philip Morris International e presentato in un convegno organizzato a Napoli sulla filiera del tabacco da Philip Morris Italia e Coldiretti.
Contrabbando e contraffazione rappresentano ormai un'emergenza. E se il fisco piange (secondo le stime della Federazione italiana tabaccai tra Iva e accise sono a rischio entrate per 1,2 miliardi), la filiera non ride, poiché sono minacciati oltre 50mila addetti concentrati per lo più nelle regioni vocate (Veneto, Umbria, Toscana e Campania). Un'arma efficace per combattere questo fenomeno sono gli accordi con cui le multinazionali si impegnano ad acquistare tabacco made in Italy. Un modello operativo che accorcia la filiera, difendendo la redditività e l'occupazione. «L'accordo con Philip Morris Italia – ha detto il presidente della Coldiretti, Sergio Marini – ha permesso di rendere la tabacchicoltura più sostenibile e competitiva ma soprattutto ha offerto una prospettiva al settore in una ottica di miglioramento dell'efficienza di filiera». Un risultato importante, secondo Marini, soprattutto in Campania «dove disoccupazione e mercato illecito del tabacco, raggiungono dimensioni particolarmente rilevanti che possono essere combattute solo con la presenza di aziende agricole qualificate e trasparenti». Per Eugenio Sidoli, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia, «l'idea originaria è stata quella di rendere il settore più sostenibile, attuando per la prima volta la formula «km zero» nel tabacco e riportando il valore aggiunto nei campi». Sul settore, tuttavia, pesa l'incognite della nuova direttiva in discussione a Bruxelles. Un bozza, sostenuta dalla relatrice inglese in commissione Ambiente e Salute del Parlamento europeo, Linda McAvan, ma già bocciata da Camera e Senato italiani perché rischia di alimentare i traffici illeciti. «La battaglia contro il pacchetto generico – ha sottolineato Marini – va fatta in Italia e in Europa su distintività e italianità. Il tabacco era un settore legato solo a quello che accadeva a Bruxelles, oggi è legato anche alla capacità degli imprenditori di fare accordi solidi e di lungo periodo, fondati su capacità e qualità».
Dal canto suo il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, ha ricordato che la priorità è salvaguardare la salute dei cittadini: «Credo – ha aggiunto – che ciò si possa fare senza mettere in pericolo una filiera produttiva rilevante per la nostra agricoltura».
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