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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2013 alle ore 06:45.
PALERMO
«Ma che c'entra la Fondazione Fiumara d'Arte con questo mercimonio? Quei soldi non li vogliamo». I soldi sono quelli previsti dalla famigerata Tabella H, allegato della Finanziaria regionale siciliana su cui ogni anno inciucisti di destra e di sinistra trovano l'accordo per dare contributi a questa o quella associazione di riferimento di questo o tal'altro politico. Di solito a notte fonda. È andata così anche quest'anno: si sono spartiti 24 milioni con criteri talmente certosini da far scomparire nel nulla il manuale Cencelli: uno strapuntino da 24mila euro qua, un finanziamento da centinaia di migliaia di euro là senza saltare nessuno. Così Antonio Presti, imprenditore e mecenate, che ha speso in opere culturali il patrimonio di famiglia, creando nel messinese Fiumara d'Arte e ha trasformato l'albergo di famiglia di Castel di Tusa in un Atelier, con camere progettate dai più grandi artisti contemporanei, non ci sta: «La mia è una protesta etica – sottolinea Presti –. Voglio l'eticità della cultura. Quindi, rinuncio al finanziamento di 80mila euro e chiedo il rispetto della cultura e di un principio di meritocrazia, continuamente mortificato dalle logiche del potere». È la prima volta che accade: mai nessuno aveva rinunciato a quei soldi. Anzi. Anche questa volta hanno vinto le logiche del potere, mortificando la rivoluzione sbandierata dal presidente della regione Rosario Crocetta cui Presti ha dato fiducia sin da subito: il governatore è stato a lungo ospite dell'Atelier sul mare ma i rapporti si sono incrinati "con il gran rifiuto", il no all'incarico di Presti alla nomina ad assessore regionale ai Beni culturali.
«Non si può sporcare la cultura con il mercimonio inciucista che si è concretizzato con la Tabella H – dice Presti –. Se si parla di futuro, se si parla di eticità, se si parla di Crocetta non è possibile parlare di contributi di questo genere. La cultura non può essere promiscuamente dibattuta assieme a una cloaca di clientele e di politiche scellerate che ogni anno trova il suo trionfo tra le 3 e le 5 del mattino, durante il dibattito sulla finanziaria che si svolge all'Ars. Visto che il potere non si assume la responsabilità di concepire una vera politica culturale che consenta una pianificazione almeno triennale delle attività, Fiumara d'Arte si tira fuori. Se la politica non elimina il mortificante strumento della Tabella H, c'è una politica culturale che la Tabella H non la vuole più riconoscere. Mi auguro che venga riconosciuto alla Fiumara d'Arte il merito di avere contribuito in oltre trent'anni di attività alla rivalutazione del territorio dei Nebrodi e di Librino a Catania e (con una continua attività nelle scuole di ogni ordine e grado) alla educazione delle nuove generazioni ai valori della cittadinanza attiva, basata sull'etica e sul rispetto». Ora l'auspicio è che sia il commissario dello Stato, il prefetto Carmelo Aronica, a impugnare quello che il segretario della Cisl Maurizio Bernava definisce «il simbolo di un modo vergognoso di acquisire il consenso dei singoli deputati regionali». L'auspicio è che altri rinuncino ai contributi e si apra un dibattito pubblico e trasparente. «Questo - dice Presti - è un atto politico per il rispetto della cultura contro una politica incapace di assumersi la responsabilità di un cambiamento vero. Non è un attacco al politico, ma alla politica. Non un attacco ad personam, ma a un sistema che non tratta la cultura col rispetto che merita, tagliandole i fondi, anziché tagliare le clientele. Ignorando così una storia del fare come quella di Fiumara d'Arte e di tante altre realtà culturali siciliane d'eccellenza, che da anni lavorano con sacrificio e che ogni anno, però, si ritrovano a dovere ribadire la propria storia ed il proprio diritto ad esistere; inseriti come sono in una Tabella H che già nella sua denominazione denota il proprio malessere: H come Hospital».
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