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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2013 alle ore 06:47.

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BOLOGNA
Una rete di 34 imprese (e sei nuove aziende già pronte a entrare) con 24 partner internazionali dagli Usa al Giappone, 880 dipendenti e 88 milioni di business focalizzato sul magnesio. Ovvero il numero uno in Europa nella lavorazione e progettazione conto terzi di questo metallo leggero ed economico destinato a spodestare carbonio e alluminio, nella metallurgia ma non solo. È l'identikit di Mg12 Network, il contratto di rete promosso da Unindustria Bologna, presentato ieri nel capoluogo emiliano, che ambisce a diventare il polo di avanguardia nella manufactoring e nella conoscenza di questo elemento chimico finora bistrattato nel nostro Paese.
«Tutta questione di cultura», assicura il project manager di Mg 12 Network (12 come il numero atomico del magnesio, indicato con la sigla Mg nella tavola periodica degli elementi), Maurizio Valentini, «perché in Cina oggi si fabbricano in magnesio anche gli attaccapanni o i vasi dei fiori. È un metallo abbondantissimo in natura, ecosostenibile, resistente, leggerissimo, standardizzabile. Non c'è ragione, se non culturale, per produrre un telaio di bicicletta in carbonio a 500 euro quando con 8 euro lo si fa in magnesio, pesa meno ed è più robusto». I dati dell'International magnesium association parlano di un incremento annuo dell'8% del consumo mondiale di magnesio, ma in Cina (dove si produce il 73% del metallo poi lavorato in giro per il globo) il tasso di crescita annuo ha superato il 20% da inizio Millennio a oggi.
«Non è un caso se in Cina circolano 77 milioni di bici in magnesio e in Russia 20 milioni, così come non lo è il fatto che Thyssenkrupp abbia riconvertito un'intera acciaieria nella lavorazione di questo metallo sempre più utilizzato nell'industria automobilistica. Costa un ventesimo del carbonio, pesa il 35% in meno dell'alluminio ed è il 20% più robusto», rimarca Valentini. Le applicazioni spaziano dall'automotive e dall'industria aerospaziale a oggetti di design fino al biomedicale (protesi che l'organismo è in grado di metabolizzare). E anche se in Europa il magnesio non si produce più per l'incidenza dei costi energetici, Mg12 Network può contare su competenze senza pari nel vecchio continente nella progettazione e lavorazione del metallo e delle sue leghe (la rete ha una quarantina di brevetti all'attivo) e sull'ampia disponibilità di semilavorato sul mercato: il magnesio è l'ottavo elemento chimico più abbondante sulla crosta terrestre (estratto da miniera) e il terzo più presente nell'acqua (da cui si ottiene per dissalazione e poi può essere riassorbito), quantità doppie rispetto all'alluminio.
Non è casuale neppure la sede bolognese, perché la prima azienda europea a mettere in produzione seriale il magnesio fu proprio Maserati, sotto le Due Torri, nel 1927. E da allora la specializzazione della filiera è rimasta, tanto che delle 34 aziende socie del network 16 sono bolognesi (per 400 addetti e oltre 40 milioni di ricavi). Oltre allo sviluppo del cluster, Mg12 punta a studiare nuove applicazioni basate su questo metallo ecologico e hi-tech e a creare un'Academy che ne diffonda la conoscenza.
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L'INIZIATIVA

34
Imprese in rete
Sono bolognesi 16 aziende di Mg12 Network, le altre arrivano da tutta Italia e dalla Svizzera, con 24 partner tra Usa, Russia, Giappone, Hong Kong
+8%
Il mercato mondiale
Enormi le prospettive di business per il magnesio, destinato a soppiantare alluminio e carbonio in molte applicazioni. L'Europa si sta muovendo in ritardo rispetto alla Cina o alla Russia

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