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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2013 alle ore 06:46.

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MILANO
Ci sono multinazionali che (ancora) credono nella manifattura italiana, e che decidono di programmare, proprio nel punto più basso della crisi europea, il più alto investimento della loro storia sulla Penisola. Questa è stata la scelta di Novelis, azienda canadese rilevata qualche anno fa dalla indiana Hindalco, che possiede in Italia due impianti a Bresso e a Pieve Emanuele e che in questo ultimo sito ha da poco portato a termine l'avvio di una nuova linea di colata continua e per il riciclo dell'alluminio, spendendo 12 milioni di euro nell'operazione. «A Pieve – spiega il plant manager Gianmatteo Martinelli, abbiamo oltre 50 anni di esperienza nella laminazione e nel riciclo dell'alluminio. Questo impianto ci consentirà ora di offrire una quantità maggiore di laminati da alluminio riciclato ai nostri stabilimenti europei, generando vantaggi sia sul piano della logistica che a livello ambientale».
A Pieve Emanuele si fondono vecchie lattine, pezzi di serramenti, sfridi di lavorazioni (in particolare quelli dell'impianto posseduto dal gruppo a Bresso, specializzato nella profilatura e verniciatura), dai quali si realizzano laminati grezzi, che poi vengono inviati negli altri stabilimenti posseduti in Europa (in particolare a Gottingen). «Con questo investimento – prosegue Martinelli – abbiamo aumentato la nostra capacità di riciclare alluminio e produrre laminati di qualità». Dai semilavorati milanesi vengono successivamente prodotti componenti per l'edilizia e le costruzioni, per il packaging, ma soprattutto per l'automotive di segmento elevato (dove la domanda è in crescita). Tra i clienti di Novelis figurano, per esempio, Bmw, Jaguar, Land Rover, Mercedes.
«Con questo investimento dimostriamo nei fatti che crediamo nel territorio italiano» spiega Erwin Mayr, vicepresidente di Novelis Inc e presidente di Novelis Europe. Ci sono multinazionali che in questi anni hanno scelto la strada del disimpegno dall'Italia, spesso per motivi legati ai costi energetici e a un mercato del lavoro giudicato eccessivamente rigido. «Noi abbiamo un business e una visione differente – ribadisce Mayr –. Ovviamente non è facile, ma stiamo investendo anche con l'obiettivo di consolidare la sostenibilità ambientale: vogliamo aumentare, entro il 2020, il contenuto di materiale riciclato dei nostri prodotti, passando dall'attuale 43% all'80 per cento». La nuova linea produttiva non comporterà, spiegano i vertici dell'azienda, sensibili variazioni dell'organico: con la nuova colata sono state riorganizzate le turnazioni e sono state introdotte una decina di nuove figure per una realtà che impiega complessivamente circa 400 dipendenti negli stabilimenti di Pieve e Bresso. Il nuovo investimento, però, genererà nuove possibilità di espansione per il «sistema» europeo del gruppo, liberando capacità produttiva con benefici e sviluppi futuri, a cascata, anche per l'Italia. Il gruppo, che opera in 11 paesi, impiega 11mila dipendenti e fattura circa 9,8 miliardi di dollari, ha investito l'anno scorso 200 milioni nel futuro impianto di riciclo più grande d'Europa a Nachterstedt, sta investendo nel più grande sito europeo per il riciclo delle lattine a Latchford, in Uk, ha allargato 18 mesi fa lo stabilimento di Norf, vicino a Dusseldorf ed ha piani di espansione per i propri impianti di riciclo posseduti in Brasile e Yeongju, in Sud Corea.
matteo.meneghello@ilsole24ore.com
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