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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2013 alle ore 06:47.

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MILANO
Ricominciare dalle persone. Michele Bonfiglioli, ad della Bonfiglioli consulting, alla terza edizione della survey sull'efficienza operativa a livello nazionale e internazionale in collaborazione con Gruppo 24 Ore (presentata ieri mattina a Milano all'Operational Excellence Summit), sostiene la necessità di fare leva sulla motivazione e sul senso di appartenenza delle risorse umane per il rilancio delle aziende: «Certo senza prodotto e internazionalizzazione serve a poco, ma è il fattore su cui è necessario incidere maggiormente». L'indagine ha infatti coinvolto 200 aziende manifatturiere di Italia, Germania, Paesi Bassi, Francia, Belgio, Spagna, Giappone e Stati Uniti. I settori sono beni industriali, automotive e beni durevoli che rappresentano il 60% del campione, mentre per quel che riguarda il fatturato nel 39% dei casi è tra 10 e 50 milioni di euro, nel 35% tra 50 e 250 e nel 27%oltre i 250 milioni.
Per essere competitivi «il punto principale sta nell'innovazione e nell'abilità nel seguire il mercato a livello di contenuti di prodotto e mix» – osserva Giovanni Mandelli, capo progetto Bonfiglioli consulting. Niente prodotti low cost, mentre vengono introdotte politiche di riduzione dei costi e di eccellenza nel servizio offerto. Anche per questo il 71% delle aziende dichiara di avere una precisa strategia volta al raggiungimento dell'eccellenza operativa: un trend in crescita, visto che nel 2011 era il 63%. È invece ancora difficile proseguire in percorsi di internazionalizzazione nei paesi in forte crescita, a meno di non poter contare su risorse proprie.
«La presenza di banche italiane all'estero, soprattutto in paesi in forte espansione come la Cina, è infatti ancora molto limitata e questo crea potenziali inefficienze», aggiunge Bonfiglioli. Il management delle aziende intervistate si dice coinvolto in prima persona nei progetti di miglioramento e qualcosa è effettivamente cambiato negli ultimi anni anche se, come spiega Bonfiglioli, «bisognerebbe ritrovare lo spirito pionieristico e il grande entusiasmo degli anni '70, lanciando nuove sfide e cercando di avere una visione a lungo termine». Il miglioramento continuo è parte integrante del Dna delle aziende e, anche per questo, una piccola parte ha legato in maniera più diffusa sistemi di incentivazione al salario. Se la produttività continua a essere un fattore chiave, c'è comunque forte attenzione alla qualità, giudicata più importante della flessibilità.
La standardizzazione non è molto sviluppata: in particolare la capacità di riconoscere e diffondere le best practice aziendali è per tutti un punto di miglioramento. La gestione del processo di innovazione è considerata ancora da migliorare e sviluppare per oltre il 50% del campione. La stessa percentuale dichiara di voler aumentare gli investimenti in innovazione, contro il 42% delle straniere, ma il gap è forte. Se in media nelle aziende italiane si investe circa il 3% del fatturato in R&D, in quelle estere la quota è al 10 per cento.
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www.bcsoa.it
Sul sito di Bonfiglioli Consulting approfondimenti e video sull'Operational Excellence Summit 2013

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