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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2013 alle ore 08:27.

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Accordo fatto - e approvato ieri a maggioranza dall'assemblea dei lavoratori Richard Ginori - tra Gucci e sindacati per rilevare la manifattura fiorentina di porcellane nata nel 1735 e fallita nel gennaio 2013. La griffe della moda riassorbirà 230 dei 303 lavoratori dell'azienda (oggi in cassa integrazione straordinaria), che verranno assunti ex novo subito dopo il closing dell'operazione (fissato la prossima settimana) con un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, a condizioni economico-normative «coerenti con quelle attualmente godute» e con riconoscimento convenzionale dell'anzianità accumulata alla Richard Ginori.
Ma anche per i 73 lavoratori che resteranno in carico al fallimento il percorso è in gran parte definito: Gucci si è impegnata a ricollocarne 47 da fornitori terzi, mentre per gli altri nell'accordo firmato con i sindacati è previsto un piano di sostegno economico, modulato e graduato sulla base delle specifiche situazioni analizzate nel corso delle trattative.
Il piano industriale presentato da Gucci - che fa leva sul made in Italy e sul know how e le sinergie esistenti con Richard Ginori - ha evidentemente convinto i lavoratori, che hanno votato 224 sì, 21 no e quattro schede bianche. L'accordo sindacale, del resto, rappresentava la condizione sospensiva posta dal gruppo della moda, che fa capo al colosso francese del lusso Kering (nuovo nome di Ppr), per perfezionare l'acquisto da 13 milioni di euro. Adesso l'ultimo tassello mancante è il closing dell'operazione, con l'aggiudicazione definitiva di Richard Ginori da parte del Tribunale di Firenze. Poi il gruppo della moda potrà cominciare gli investimenti sulla fabbrica di Sesto Fiorentino, bisognosa di manutenzione straordinaria per poter riavviare la produzione ferma dall'estate scorsa. «Vogliamo attuare il piano industriale focalizzato sul rilancio del marchio Richard Ginori e della storica manifattura», afferma Gucci. Il suo investimento, che mette insieme due simboli del made in Italy di qualità, comprende fabbrica e marchio Richard Ginori, ma non la proprietà immobiliare della maxi area industriale da 130mila metri quadrati (l'affitto scadrà nel dicembre 2016). Su quella - di proprietà della società Ginori Real Estate in liquidazione, che fa capo al 50% al Fallimento Richard Ginori e al 50% a un gruppo di immobiliaristi locali - si aprirà presto una nuova partita.
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