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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2013 alle ore 10:56.

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Confindustria chiama, il Governo comincia a rispondere. Almeno sui temi dell'edilizia e delle infrastrutture che Giorgio Squinzi ha confermato essere due priorità assolute. Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha mandato due segnali concreti: ha annunciato l'accordo con l'Economia per la proroga dell'ecobonus 55% sul risparmio energetico e, a sorpresa, l'abbassamento della soglia da 500 milioni a 50 milioni per far scattare il credito d'imposta a opere finanziate da privati che non riescano a raggiungere l'equilibrio economico-finanziario.

Un bel salto, questo secondo, considerando che Confindustria lo ha chiesto a lungo e il Parlamento della precedente legislatura aveva partorito una riduzione della soglia da 500 milioni a 100 milioni, ma il Governo Monti aveva costretto la Camera a fare marcia indietro. «Grilli contro Passera», si scrisse allora e oggi le tensioni di rapporto fra Economia da una parte e Infrastrutture e Sviluppo economico dall'altra potrebbe volgere al termine. Ne avremo una conferma - o una smentita - oggi, visto che in Consiglio dei ministri andrà la proroga del bonus del 55% e il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha chiesto di varare contemporaneamente anche la proroga per il bonus del 50% per i lavori di ristrutturazione "semplice". Ieri c'era la volontà politica di andare avanti ma anche persistenti difficoltà a trovare coperture per un totale di 1,9 miliardi.

La riconferma di uno solo dei due bonus sarebbe un successo a metà che premierebbe l'industria più avanzata nella riconversione verde, ma lascerebbe fuori il grande mercato della riconversione edilizia.

Non solo. Il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci, ha subito invitato il Governo a non rilassarsi, anche sul 55 per cento. «Bene la proroga fino alla fine dell'anno - ha detto - ma l'agevolazione va stabilizzata e va allargata ai lavori di consolidamento antisismico».
Ma la vera novità di ieri, che dà a questo esordio un tratto di innovazione, è l'allargamento dell'uso del credito di imposta per le infrastrutture "private" alle opere di taglio medio, per cui Confindustria si era battuta nella scorsa legislatura. Contro l'allargamento si era schierato l'ex ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, con il risultato di favorire solo pochissime maxiopere di importo superiore ai 500 milioni di euro. L'ex viceministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, in un'intervista al Sole-24 Ore (6 ottobre 2012) aveva rivelato che l'agevolazione avrebbe dovuto riguardare soltanto sette grandi opere.

Ora la platea si allarga di cinque volte, in un momento in cui le opere in partenariato pubblico-privato hanno bisogno di essere sostenute non solo per favorire il definitivo decollo del project financing, ma anche per contrastare una flessione congiunturale che la partecipazione privata ha registrato nel corso del 2012. I dati dell'Osservatorio Project financing curato dal Cresme dicono infatti che i bandi relativi a concessioni di lavori pubblici erano passati da un totale di 1.233 milioni del 2002 fino ai 9.301 milioni del 2011. Una crescita progressiva generata dalla crisi della finanza pubblica e bruscamente arrestata nel 2012, quando il valore delle opere in concessione messe in gara si è ridotto del 40% a 5.181 milioni.

Ma vediamo lo spaccato dimensionale delle opere bandite. Nel punto di massima espansione, il 2011, le opere di importo superiore a 500 milioni erano state 3, per un valore di 6.531 milioni, mentre le opere di importo superiore a 50 milioni erano state 14 per un valore di 8.343 milioni. Nel 2012 le opere sopra 500 milioni sono state ancora 3 per un importo totale di 3.384 milioni, mentre quelle di importo superiore a 50 milioni sono state 7. Vediamo l'intero periodo tra il 2002 e aprile 2013: 20 opere sopra i 500 milioni per 26,7 miliardi, 104 opere sopra i 50 milioni per 38,1 miliardi.

LE STRATEGIE PER TORNARE A CRESCERE
Credito d'imposta allargato

Il ministro dello Sviluppo economico ha annunciato l'abbassamento da 500 milioni a 50 milioni della soglia per far scattare il credito d'imposta a opere finanziate da privati che non riescano a raggiungere l'equilibrio economico-finanziario. Un obiettivo per cui Confindustria si era già battuta nella scorsa legislatura.
Il trend del Project financing
I dati dell'Osservatorio Project financing (Cresme) dicono che i bandi relativi a concessioni di lavori pubblici sono passati da un totale di 1.233 milioni del 2002 fino ai 9.301 milioni del 2011. Una crescita arrestata nel 2012 quando il valore delle opere in concessione messe in gara si è ridotto a 5.181 milioni.
I costi della burocrazia
In base a un calcolo fatto dal Dipartimento Funzione pubblica in collaborazione con l'Istat, i costi della burocrazia che pesano ogni anno su imprese e cittadini superano i 31 miliardi. Se venissero attuate fino in fondo le semplificazioni già varate i risparmi possibili arriverebbero a 8,4 miliardi.
Inconvenienti del concordato
Accade infatti che le norme sul concordato preventivo per sostenere le aziende con prospettive di rilancio, approvate l'anno scorso con il decreto sviluppo, sono spesso utilizzate solo a fini dilatori, per ritardare la dichiarazione di insolvenza

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