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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2013 alle ore 08:28.

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I salumi made in Italy accelerano sui mercati internazionali. Nel 2012 le spedizioni all'estero hanno superato quota 138.440 tonnellate (+3,8%), raggiungendo un nuovo record in valore: 1,116 miliardi di euro (+7,2%).
Una performance determinata da un vero e proprio boom delle esportazioni extra Ue. Mentre gli acquisti in Europa sono cresciuti dell'1,3% in quantità e del 4,6% in valore, infatti, le spedizioni verso mercati come Usa, Giappone, Canada, Russia e Hong Kong sono aumentate del 12,7% in quantità e del 16,5% in valore.
«L'ampliamento dei mercati di destinazione e il raggiungimento delle piazze con il maggiore potenziale di crescita con l'intera gamma delle nostre eccellenze sono dunque obiettivi sempre più irrinunciabili – ha commentato Lisa Ferrarini, presidente dell'Associazione industriali delle carni e dei salumi (Assica) –. Lo dimostra chiaramente questo anno difficile in cui, con i consumi interni in flessione e i mercati europei in affanno, l'export verso i mercati terzi ha rappresentato un volàno importantissimo».
E il trend potrebbe ancora migliorare. Da martedì prossimo, infatti, potranno finalmente essere esportati negli Usa salami, pancette, culatelli, coppe e gli altri salumi italiani a breve stagionatura provenienti da alcune regioni del Centro-Nord.
Per Assica di tratta di un «evento epocale» stimando che nel 2014, primo anno di effettiva operatività della nuova apertura ai prodotti a breve stagionatura, il flusso delle esportazioni potrebbe aumentare di circa 10 milioni di euro. L'industria, insomma, guarda oltreoceano con grande attenzione. «Assica sta già ipotizzando con l'Ice una serie di attività sul mercato americano per valorizzare questa apertura – ha aggiunto Ferrarini – a cominciare dal prossimo Fancy Food di fine giugno. In questo contesto, come detto da Giorgio Squinzi all'assemblea di Confindustria, credo che l'attività dell'Ice debba essere rafforzata perché oggi, nonostante l'importante lavoro che svolge ogni giorno, ha risorse non adeguate rispetto alle esigenze del sistema produttivo nazionale».
Intanto nel 2012 l'export verso gli Stati Uniti, spinto da prosciutti crudi e cotti, ha superato 5.890 tonnellate (+21,5%) per 68,1 milioni di euro (+29,7%), un traguardo che colloca il paese al secondo posto fra i mercati di riferimento extra Ue, dietro alla Svizzera. Lo scorso anno, inoltre, si sono consolidate le vendite in Giappone (+32,4% in quantità e +29,9% in valore), Canada (+21,5% e +24%), Federazione Russa (+33,9% e +38,6%) e Hong Kong (+23,1% e +20,8%). Fra i paesi più promettenti spicca il Brasile (+17,9% in quantità e +23,6% in valore).
Il 2012, invece, non è stato brillante per l'export di salumi verso la Ue complice la crisi economica e il calo dei consumi. Nonostante la congiuntura difficile il trend è comunque rimasto positivo: +1,3% in quantità per 105.900 tonnellate e +4,6% in valore per 852,3 milioni con la Germania che si conferma primo mercato seguita dalla Francia che, invece, ha chiuso l'anno con un saldo negativo.
«Assica – ha concluso Ferrarini – continuerà a lavorare perché l'industria sia messa nelle condizioni di esportare. Ricordo che le perdite per la filiera suinicola dovute alle barriere non tariffarie si possono prudenzialmente stimare in circa 250 milioni all'anno di mancate esportazioni: la completa liberalizzazione garantirebbe, solo il primo anno, 200/210 milioni di maggior export di carni e altri prodotti freschi e 40/50 milioni di salumi e una crescita esponenziale negli anni seguenti».
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