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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2013 alle ore 06:46.

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TORINO
Peggiorano i rapporti tra imprese e banche. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le Pmi. Lo rivela lo studio BancaImpresa di Confindustria Piccola industria, realizzato per la prima volta su 20 associazioni territoriali e tre regioni (Piemonte, Puglia e Emilia Romagna su un campione per il 63% manifatturiero) e presentato ieri all'assemblea annuale dell'associazione di Torino. Due gli aspetti più critici: per un'azienda su 4 sono diminuiti gli affidamenti, in media di quasi il 30%; per le aziende più piccole, sotto i 15 dipendenti, lo spread è più alto del 40% rispetto alle condizioni praticate alle imprese con più addetti. «Incrociando i dati, emerge come il denaro destinato al sostegno delle imprese si sia ridotto, in volume di circa il 6%», sottolinea Bruno Di Stasio, presidente uscente di Piccola Industria Torino e ad della Seven, che passerà il testimone a Dario Gallina vice presidente, alla guida della sezione Gomma-plastica dell'Unione. E aggiunge: «Questo è il nodo alla base degli incagli bancari, indotti dallo stesso sistema di credito. Il livello degli interessi, poi, rischia di mandarci fuori mercato».
Ad avviso di Vincenzo Boccia, presidente di Piccola Industria di Confindustria, «bisogna fare sistema e capire che non puo esistere un sistema economico fatto di banche forti e imprese deboli». Boccia elenca le prossime tappe del lavoro con Abi: lavorare sull'allungamento delle rate dei mutui, allo scadere della moratoria, potenziare il fondo di garanzia, fare selezione dei confidi, da patrimonializzare, spingere il Governo a pagare lo stock di debiti ''senza timidezze''.
Dal report emerge che per oltre il 30% delle aziende l'indebitamento è in aumento, nonostante la riduzione dei fatturati. Per le piccole, in particolare, la forbice tra chi ha aumentato i debiti e chi li ha ridotti è più ampia. Nella gestione degli affidamenti - per il 63,1 per cento a breve periodo - la contrazione sale a quasi il 30% delle piccole sotto i 15 dipendenti. Indicativo l'andamento dei tassi dal settembre 2009 al dicembre 2012, quasi raddoppiati sullo scoperto di conto (dal 4,14 al 7,75), così come sulle linee commerciali (dal 2,31 al 4,46), con un tasso medio che raggiunge il 6,10 per cento e lo spread raddoppiato, dal 2,75 del 2010 al 5,91 di fine 2012. Ma anche sul fronte del costo del denaro le dimensioni dell'impresa rappresentano una variabile pesante.
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