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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2013 alle ore 11:27.

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«Mai così male dal dopoguerra». In cinque anni di crisi il settore delle costruzioni ha perso circa 550mila posti, la metà nella sola edilizia; c'è stato un crollo del 30% della produzione; del 20% del fatturato; del 40% degli investimenti pubblici. Numeri da brivido, sottolineano i sindacati del settore, Fenea Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, che domani, 31 maggio, hanno indetto una giornata di mobilitazione, in vista della manifestazione nazionale del 22 giugno.

Numeri da brivido nelle costruzioni
I sindacati chiedono al governo un cambio di passo. Perché a eccezione del comparto lapidei, «la cui tiepida tenuta è data dalla particolare vocazione all'export», in tutti i comparti delle costruzioni si registrano numeri da brivio. «Crollo della produzione nel cemento calce gesso (- 40%), nei laterizi e manufatti in cemento (- 50%) e nei prefabbricati (-60%)»; e non va meglio nel legno-arredo, dove «sono 52mila gli addetti spariti, e con loro 10mila aziende. Il calo della domanda interna tocca la quota del 40%, con previsioni per il 2013, così come per gli altri comparti, di caduta libera».

Le richieste al governo
L'obiettivo è quindi quello «di incontrare subito il governo» per chiedere l'immediata apertura di un tavolo di crisi che intervenga per far ripartire il settore. «Abbiamo proposte concrete», sottolineano i segretari generali di Fenea Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Massimo Trinci, Domenico Pesenti e Walter Schiavella. In particolare, i tre sindacati chiedono il rafforzamento dell'impianto delle regole, per favorire l'impresa sana e di qualità ed estromettere le imprese irregolari e illegali dal sistema degli appalti e dal mercato; l'avvio di migliaia di piccole opere cantierabili da subito, scegliendo la strada del superamento dei vincoli al patto di stabilità; e che si metta in campo per il settore una cura da cavallo, fatta di investimenti per opere infrastrutturali utili e un piano straordinario di opere e interventi per la messa in sicurezza del territorio dai rischi sismico ed idrogeologico, nel segno della sostenibilità sociale e ambientale.

Dopo i rinnovi dei Ccnl cemento e lapidei, incalzano ancora i sindacati, vanno superate le attuali fasi di stallo nei comparti edilizia, legno e laterizi. È necessario poi implementare il già previsto inasprimento delle sanzioni contro il caporalato con analoghe sanzioni per le imprese utilizzatrici e con norme sull'immigrazione che superino l'attuale normativa e consentano l'esercizio effettivo della denuncia dei caporali da parte dei lavoratori migranti che ne sono vittime.

Infine, per creare nuovo lavoro la ricetta è rendere immediatamente disponibili per l'apertura dei cantieri i fondi stanziati con la delibera Cipe del 6.12.2011. Agevolare il ricorso alla finanza privata sia per la realizzazione di opere pubbliche, sia per l'avvio di un vasto, necessario e urgente piano di housing sociale. Rendere strutturali e rafforzare gli incentivi destinati alla riqualificazione del patrimonio abitativo in una logica di sostenibilità ambientale e di risparmio energetico, operando con il meccanismo del contrasto di interessi. In questa direzione, concludono i sindacati, va avviata una vera politica di «rottamazione programmata e generalizzata degli edifici».

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