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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2013 alle ore 11:00.

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Nessun settore economico europeo è al riparo dal rischio credito. Costruzioni e auto sono quelli che stanno soffrendo di più, ma non c'è un solo comparto manifatturiero che non stia attraversando una fase di deterioramento. Vanno nella stessa direzione le valutazioni espresse da due tra i maggiori operatori mondiali delle assicurazioni dei crediti, Coface ed Euler Hermes. In due distinti report, i due big francesi aggiornano il check up dell'economia mondiale, registrando una volta di più gli effetti della recessione attraversata dal l'Eurozona.

Costruzioni e auto scontano inevitabilmente la stagnazione della domanda interna, come sottolinea Coface, che mette tra i settori più a rischio anche l'industria metallurgica, colpita da un eccesso di capacità produttiva. Anzi, per Coface, la metallurgia è il comparto che presenta i profili di rischio di credito più seri tra i 14 presi in considerazione. Preoccupa anche l'elettronica, penalizzata dal calo delle vendite di computer. La contrazione del mercato dell'auto risparmia invece la meccanica, dove il rischio credito resta contenuto.
La ricerca del colpevole porta Euler Hermes a puntare il dito verso l'ormai solito sospetto: la politica di austerity, adottata nelle principali economie europee, ha tagliato in modo drammatico il potere d'acquisto delle famiglie e quindi la loro capacità di spesa. Mettendo alla frusta fatturati e margini delle imprese.
All'interno dei Paesi europei, il settore delle costruzioni, particolarmente in crisi in Spagna, Francia e Italia, ha ormai esaurito la spinta anche nelle economie dell'Europa orientale. Per quanto riguarda la Spagna, Euler Hermes individua una nota positiva nella discesa del costo del lavoro, che dovrebbe dare ossigeno alla ripresa dell'industria.

Tutt'altro scenario in Asia. Secondo Coface, i Paesi emergenti - o meglio "a recente industrializzazione" - della regione possono contare sulla costante crescita del giro d'affari delle imprese, con tassi che a seconda dei comparti viaggiano tra il 4 e il 16 per cento. Lo sviluppo della classe media in Cina e in India sta premiando, per esempio, la farmaceutica. Fanno eccezione l'industria metallurgica, in difficoltà un po' ovunque, la meccanica e il tessile-abbigliamento, quest'ultimo sotto osservazione soprattutto in Cina, a causa del processo di delocalizzazione verso Paesi dove il costo della manodopera è più basso. Sempre in Cina, la crisi di sovracapacità produttiva dei pannelli solari, al centro dello scontro con l'Unione europea, penalizza il rischio credito del comparto.
In questa regione, da tenere d'occhio, secondo Euler Hermes, c'è la capacità di Pechino di reagire al calo dell'export verso l'Europa, ma anche la dinamica dei prezzi al consumo in India, che potrebbe avere conseguenze sui tassi d'interesse. La crescita continua del potere d'acquisto della classe media della regione rappresenta però una considerevole opportunità, che premia il settore alimentare, dove si assiste a un cambiamento profondo delle abitudini di consumo, e il commercio al dettaglio.

Un quadro migliore rispetto a quello europeo si riscontra anche negli Stati Uniti e nei Paesi del Nord America. Anche qui la metallurgia soffre, messa in difficoltà proprio dall'afflusso di acciaio cinese a bassi prezzi. Al livello più basso nella graduatoria di Coface, il rischio credito nell'energia, grazie agli sviluppi sullo shale gas e sullo shale oil. Un vantaggio competitivo che premia anche l'industria siderurgica e chimica. I principali fattori di rischio per l'area, secondo Euler Hermes, arrivano invece dagli Stati Uniti, dove bisogna continuare a tenere d'occhio la dinamica del debito pubblico e il mercato immobiliare. (G.D.D.)

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