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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 19:21.

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Se chi offre belle spiagge e mare cristallino aggiungesse musei e beni culturali ben serviti e magari anche un tour enogastronomico il Pil del turismo - senza aggiungere un visitatore in più - guadagnerebbe almeno 4 miliardi. Che diventerebbero cinque con un aumento delle presenze del 20 per cento. I numeri sul potenziale inespresso del nostro sistema turistico sono contenuti in una ricerca messa a punto dal centro studi Srm Intesa Sanpaolo e presentata ieri a Roma durante il ventennale di Federturismo.

Un'indagine che dopo aver dato i dati macro - che posizionano l'Italia al terzo posto nella classifica internazionale per incidenza sul Pil (5,4%), non molto distante da Spagna e Francia, nostri principali competitor - punta la lente sui territori, scoprendo differenze che non passano sempre per la solita divisione tra Nord e Sud.

Secondo l'indagine, infatti, L'Italia per ogni presenza turistica genera in media 103,4 euro di valore aggiunto. Ciò significa che un aumento delle presenze garantirebbe innanzitutto una crescita significativa di valore aggiunto per i territori. Ma la capacità di creare ricchezza cambia anche in base alla tipologia di turismo: quello enogastronomico attiva in media più ricchezza rispetto a quello balneare. Secondo le stime del centro studi Intesa SanPaolo, l'enogastronomia batte le spiagge 119,6 euro contro 83,8 euro. Così come quello culturale che invece ne produce in media 105,4. Se poi si vede il valore aggiunto prodotto a livello locale dalle singole Regioni, si scopre che alcuni territori producono bassi effetti moltiplicatori: Sardegna, Basilicata e Calabria attivano rispettivamente 63,8 euro, 61,3 euro e 38,6 euro. Contro il top di Lombardia, Piemonte e Friuli (rispettivamente 184, 177,2 e 123,3 euro). Da qui gli ampi margini di miglioramento se si mettesse in pista un turismo più sinergico, in grado di mettere insieme più offerte: a esempio appunto il balneare con il culturale o l'agroalimentare.

E così se in Italia si stima un valore turistico diretto di quasi 83 miliardi, con un turismo più sinergico tra i vari settori si potrebbero ottenere abbastanza facilmente almeno 4 miliardi di valore aggiunto in più. Per il direttore generale Srm, Centro studi Intesa Sanpaolo, Massimo Deandreis, «questa ricerca evidenzia con chiarezza che oltre a politiche attive per aumentare il numero dei turisti, occorre pensare ad un turismo che sia più integrato con offerta culturale e agroalimentare (veri punti di eccellenza del nostro Paese) generando cosi un maggiore effetto moltiplicativo sul territorio».

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