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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2013 alle ore 17:04.

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Università e industriali alleati per favorire la nascita di start up e contrastare la fuga di cervelli. A Napoli la Federico II e l'Unione industriali hanno dato il via al progetto «Start n'up: idee per il futuro».
Si parte con uno sportello on line su cui sarà possibile – per ricercatori, aspiranti e imprenditori già sul campo – presentare le proprie idee di impresa. Queste saranno selezionate da un Comitato tecnico scientifico composto da rappresentanti dei mondi delle imprese degli atenei e della finanza e le migliori verranno realizzate con il supporto dell'Unione industriali. Che tipo di supporto? Qui la novità: non contributi pubblici (né privati) ma un'azione di affiancamento e tutoraggio da parte di imprese associate.
«Le nostre università – spiega il presidente degli industriali, Paolo Graziano – sfornano in termini di formazione eccellenze che ci vengono invidiate nel mondo. Nel settore aerospaziale, a esempio, i nostri ingegneri trovano spesso impiego nelle imprese straniere. Perchè perderli? Vorremmo farli rientrare».

La Federico II, dal canto suo, da tempo si è posta il problema di orientare la ricerca anche a possibili sviluppi imprenditoriali, anche se con non poche difficoltà. Il rettore Massimo Marrelli racconta: «Ci siamo dotati di una anagrafe delle competenze, in cui censiamo gli studi fatti e i risultati ottenuti al fine di consentirne l'uso in ambito imprenditoriale». Marrelli fa qualche esempio: «un nostro ricercatore ha progettato a esempio un film con capacità automatica di termoregolazione; mentre due fisici hanno impiegato un laser per moltiplicare per 40 volte la capacità di raccogliere dati di un microchip. L'Università però qui si ferma, non sa fare impresa». Marrelli anticipa anche l'avvio di una proposta di snellimento delle procedure che al Sud – dice – sono più complesse e disincentivanti che altrove».

Imprese pronte quindi per affiancare le nuove nate. Per Vincenzo Caputo, presidente dei Giovani imprenditori di Napoli, «c'è da parte delle imprese associate a Confindustria Napoli grande disponibilità ad allevare realtà innovative. Ma c'è anche un sistema più complesso a cui prendono parte venture capitalist, professionisti e consulenti di varia estrazione. Tutto quel che serve per far decollare realtà imprenditoriali con buone idee ma in un contesto difficile».

Sulla nascita di start-up innovative c'è molta attenzione da tempo. Le capitali europee come Londra e Parigi allevano le loro start-up più promettenti in spazi pubblici da decine di migliaia di metri quadri, e Stati come il Canada iniziano a offrire visti speciali per imprenditori di altri Paesi che abbiano idee brillanti da sviluppare. Insomma, il business delle start-up è in grande espansione. Anche in Italia le iniziative si moltiplicano. Da quattro anni Intesa SanPaolo ha lanciato la "Start-Up Initiative", mentre le università italiane premiano le migliori con la Start Cup. Nelle regioni meridionali sono 65 le start-up nate negli ultimi quattro anni grazie al sostegno di tre fondi di venture capital, vincitori del bando del Dipartimento per l'innovazione presso la Presidenza del Consiglio del luglio 2007.

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