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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2013 alle ore 06:46.

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BOLOGNA
Quello che sarà inaugurato domani a Zaraisk, 160 chilometri a sud di Mosca, è il 32esimo stabilimento produttivo in giro per il mondo della bolognese Officine Maccaferri, la tipica multinazionale tascabile italiana abituata a non fare notizia perché non vende moda o motori ma reti metalliche, gabbioni per il contenimento dei terreni e geosintetici. Un investimento da 4,5 milioni in terra russa per accompagnare l'esplosione del mercato infrastrutturale – nell'area Csi Officine Maccaferri sta crescendo al ritmo del 20% l'anno – e che segue di tre settimane un'altra inaugurazione in Turchia, a Duzce, la prima fabbrica "bolognese" in terra turca.
«Russia, Turchia e Cina sono i paesi più interessanti oggi per il nostro business e questo spiega perché, dopo aver puntato per anni su Centro-Sud America oggi i nostri investimenti si stanno spostando a Est, perché noi non vendiamo un prodotto, ma soluzioni a misura del cliente e dobbiamo insediarci lì dove c'è la domanda e dove installiamo i nostri sistemi per controllare il regime delle acque e rinforzare il terreno», spiega Luigi Penzo, amministratore delegato di Officine Maccaferri, la capostipite dell'omonimo gruppo, nata nel 1879 a Bologna e oggi presente in oltre 100 nazioni con 2.700 dipendenti e un fatturato di 479 milioni. Dopo essere crescita dell'8% l'anno scorso rispetto al 2011, ora l'azienda prevede di arrivare a un ulteriore +10% quest'anno superando i 526 milioni di euro.
Il nuovo stabilimento russo di fatto sostituisce la piccola fabbrica di Dmitrov (cittadina a nord della capitale) che produceva solo reti e gabbioni zincati ma era sottodimensionata rispetto alle esigenze del mercato e affianca un secondo sito nella zona degli Urali che occupa 54 camici blu. «Qui a Zaraisk – aggiunge l'ad – lavorano 81 addetti alla produzione, tutte persone locali, con due linee complete per la produzione di reti e gabbioni metallici e una linea della nuova gamma di geosintetici, utilizzati ad esempio per i campi da calcio». Il fatturato nell'area Cis di Officine Maccaferri – che è presente anche in Georgia, in Kazakistan, in Kirghizistan, in Ucraina, in Azerbaigian – è stato di circa 24 milioni di euro l'anno scorso e si stima supererà i 26 milioni quest'anno. «Il nuovo stabilimento, se la Russia continua a crescere a questi ritmi, basterà per due o tre anni al massimo», aggiunge Alessandro Maccaferri, presidente di Officine e vicepresidente del Gruppo industriale Maccaferri, quasi 1,4 miliardi di business e 4.800 dipendenti all'attivo.
Nel campo dell'ingegneria ambientale Officine Maccaferri spazia dalle reti metalliche per contenere frane o evitare valanghe ai prodotti di sostegno per le gallerie, sino ai campi in sintetico per il calcio: è suo (della controllata Italdreni) il primo e unico campo di calcio in sintetico della serie A, quello del Novara. Ed è suo l'appalto da 15 milioni di euro della galleria nei pressi di Sochi, nel sud della Russia, sede delle prossime Olimpiadi invernali 2014, per la fornitura di fibre metalliche ad alta resistenza e di tubi corrugati in vetroresina per il rinforzo del terreno in galleria.
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