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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2013 alle ore 06:48.

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L'export di ortofrutta in Germania perde colpi. Frenato dal pressing di altri paesi, in particolare della Spagna. Ma il primato dell'Italia sul mercato tedesco potrebbe essere presto riconquistato partendo da un accordo – operativo dal 1° giugno – che VeronaMercato ha siglato con il GrossMarkt di Amburgo. Un progetto al quale aderiscono 60 aziende attraverso la «Rete d'imprese Veronamercato Network», che mettendo insieme alcuni servizi, soprattutto per rafforzare la presenza all'estero, hanno deciso di aprire una filiale nella metropoli tedesca, con porto fluviale che funge anche da snodo per tutto il Nord Europa.
Per Erminia Perbellini, presidente di VeronaMercato Spa, l'ente gestore del Centro agroalimentare della città scaligera, si tratta di «una strada obbligata per far sì che i nostri operatori non siano vittime, ma protagonisti della globalizzazione. Non è una strada facile, ma non abbiamo alternative».
I numeri, del resto, parlano chiaro. Le spedizioni verso la Germania, principale bacino di destinazione dell'ortofrutta made in Italy, negli ultimi due anni sono diminuite – del 6,7% nel 2011, dell'1,8% nel 2012 – fermandosi a poco più di 1,2 milioni di tonnellate. Nel 2002 superavano quota 1,6 milioni. E nei primi due mesi di quest'anno l'Istat ha registrato un ulteriore calo del 9 per cento. Intanto la Spagna, a tutto l'anno scorso, in Germania ha fatto un balzo del 15 per cento.
«Fino a 10-20 anni fa – spiega il coordinatore della Rete d'imprese, Marco Marrapese – la piazza tedesca era in mani italiane, mentre adesso il nostro prodotto non supera il 5% del totale. Per questo abbiamo colto al volo la disponibilità della ditta Kupka, uno dei più grossi importatori locali, a rifornirsi da noi. Ieri sono partite su gomma le prime quattro pedane di campionatura, con diverse specie di frutta e verdura, per una trentina di quintali di merce. Ma a breve contiamo di fare due spedizioni settimanali. D'altra parte, loro hanno la garanzia che nel giro di 24-36 ore noi siamo in grado di consegnare lassù qualunque prodotto italiano, anche dalla Sicilia».
Il mercato ortofrutticolo di Verona, che all'interno del Centro agroalimentare (570mila metri quadrati di superficie) è tra le prime cinque piattaforme in Italia per il settore, movimenta in media 400mila tonnellate di merce l'anno, di cui la metà destinata all'estero, per un giro d'affari stimato in circa 400 milioni. Da qui l'importanza dell'operazione quale potenziale esempio anche per altri grandi mercati, come Fondi (Latina), Roma e Milano.
Il mercato di Padova, che con Verona ha stretto un patto per l'internazionalizzazione (le due strutture sono ai vertici nazionali nell'export di ortofrutta, di cui movimentano quasi un milione di tonnellate l'anno) è sbarcata da poche settimane in Albania. E la filiale aperta a Tirana, oltre a rifornire il mercato locale attraverso le catene della Gdo, Carrefour, Euromax e Conad, funziona da piattaforma per le forniture di frutta italiana in Kosovo, Montenegro, Macedonia e Bulgaria.
Il sistema dei mercati ortofrutticoli – 126 strutture in Italia che movimentano 11,5 milioni di tonnellate, pari al 60-70% del totale nazionale – può contare su Mercati Associati. «Sotto l'amministrazione di comuni e società di gestione pubblico-private compartecipate da operatori e agricoltori – spiega il presidente, Giuseppe Pavan – i mercati sono lo strumento più idoneo per fare sinergie tra piattaforme operative e frenare l'emorragia dei consumi di ortofrutta».
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