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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2013 alle ore 06:44.

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MILANO
«Ce l'aspettavamo, anche se speravamo che l'avrebbero congelata. E dato che coinvolge tutto il vino europeo dovremo muoverci in ambito Ue, tramite accordi bilaterali»: il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia, non è sorpreso dell'indagine antidumping sui prodotti europei, come ritorsione alla decisione di imporre dazi sui pannelli solari made in China.
Le dichiarazioni di Vallarino Gancia arrivano nel corso dell'assemblea generale di Federvini, la federazione dei produttori vinicoli a cui aderiscono 150 imprenditori. Agli imprenditori non sfugge il particolare che in Cina i dazi ci sono già: 14% per le bottiglie e 20% per lo sfuso (si veda infografica in pagina). E l'anno scorso il vino italiano alle frontiere ha pagato 10 milioni di euro. «Bisogna evitare che crescano – ha detto Gancia – e che un problema politico prenda in ostaggio il vino».
Ma quanto vale il vino in Italia? Secondo Federvini il valore aggiunto è di 13,2 miliardi (lo 0,83% del Pil nazionale), occupa quasi 1,2 milioni di addetti (il 5,1% della forza lavoro totale) e assicura entrate fiscali e contributive per 8,5 miliardi (l'1,3% del totale).
«Siamo una grande realtà – ha detto Gancia – e possiamo trainare il made in Italy. Ma per sfruttare queste opportunità, e al tempo stesso contrastare la contrazione dei consumi in Italia, è necessario fare squadra tra i diversi attori del settore e puntare su politiche espansive comuni». Un'appello all'unità tra Federvini (aderente a Confindustria) e la Uiv (l'altra associazione dei produttori che fa riferimento a Confcommercio)? «Con la Uiv – ha spiegato il presidente – siamo in dialogo per ricercare sinergie e posizioni comuni. Oltre? Bisognerebbe mettersi intorno a un tavolo per capire come interpretare la nuova rappresentanza. Del resto questa è al centro della riforma allo studio in Confindustria e la stessa Federalimentare ha in progetto, entro luglio, di snellire e rivedere governance e struttura».
Nel 2012 l'export di vino è stato di 4,8 miliardi (+6,7%), a fronte di una contrazione dell'8,6% dei volumi. Nel settore acquaviti di vino e di vinaccia la contrazione è del 13,1% in quantità e +18% a valore. Positiva la performance della grappa mentre i liquori e le altre bevande alcoliche hanno registrato un +11,3% dei volumi e un +4,8% a valore. L'export tira anche nel 2013: nel primo bimestre vino, mosti e aceto crescono del 15% a valore e del 2% a volume. «Cresciamo ancora – ha osservato con soddisfazione Gancia – nonostante le cassandre». Tuttavia per fronteggiare il decremento dei consumi Gancia ha proposto di «adottare strategie condivise dalla filiera produttiva, al fine di creare accordi e intese che permettano di entrare in mercati enormi come il Brasile. La prima opportunità sono i campionati del mondo di calcio del 2014 ma, soprattutto, Expo 2015, una vetrina che gli addetti ai lavori dovranno valorizzare compiutamente».
Su Expo è intervenuta Diana Bracco, commissario generale del Padiglione Italia: «Il tema di Expo, la nutrizione, è perfetto per il nostro Paese. Lo stile italiano nel cibo costituisce uno dei nostri punti di forza in tutto il mondo. E il vino è uno degli elementi centrali della nostra cultura e dell'identità insieme agli spiriti e agli aceti e che troveranno una vetrina d'eccellenza nel Padiglione Italia». E il padiglione ad hoc promosso da Federalimentare per Expo? «In effetti – conclude Gancia – il padiglione Italia ha pochi spazi ma su un eventuale padiglione esterno si sta discutendo».
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