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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2013 alle ore 07:37.

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La Francia sdogana il vino in lattina. Lancio in grande stile a Bordeaux - Sondaggio: voi lo berreste?

Per molti suonerà come un sacrilegio. Ma i produttori francesi sono convinti del fatto proprio. Talmente sicuri di aver in mano un potenziale bestseller da presentarlo in pompa magna in un contesto iper-istituzionale come Vinexpo, la fiera del vino più celebre al mondo, che si apre domenica prossima a Bordeaux. Vino in lattina. Come una banale Coca Cola o una Redbull qualsiasi. Solo vini Doc (Appellation d'Origine Contrôlée) provenienti dalle regioni francesi più vocate. L'etichetta recita "Winestar", ha una sua sobria eleganza e riporta vitigni ed annata.

L'idea è venuta al parigino Cédric Segal, pronto a scommettere sulla diffusione a macchia d'olio del nuovo prodotto. Pratico e sicuro, ideale «in treno, sull'aereo, in barca, ma anche durante una passeggiata o un picnic». E pensato per i single, che magari hanno voglia di bere un bicchiere a cena e trovano uno spreco aprirsi una bottiglia.
Si parla di bicchieri non a caso. Segal non immagina gente che beve a canna il vino dalle sue lattine: l'idea di packaging vuole essere furba e funzionale, ma il rito va preservato, quindi il suggerimento è di versare in calici.

Le lattine contengono il classico "quartino", 187 millilitri, e hanno un rivestimento interno per evitare il contatto del vino con l'alluminio. Verranno vendute a partire dalla prossima settimana (ma se ne trovano già in giro) in enoteche e supermercati, intorno ai 3- 3,5 euro. I vini utilizzati sono prodotti nel sud della Francia, in Languedoc, da Château de L'Ille. Per ora la proposta prevede un bianco, il vitigno locale Rolle (una sorta di Vermentino) del 2011, un rosé Syrah e Grenache del 2012 e un uvaggio rosso di Syrah, Mourvèdre e Grenache ancora del 2011. Ma le ambizioni sono altre: per la fine dell'anno Segal annuncia di mettere in lattina vini di Bordeaux, Borgogna e Valle di Rhone. E visto che non teme nulla, arriva addirittura a immaginare un Sauternes in lattina.
«Sinceramente questo mi pare un po' troppo» commenta Ettore Nicoletto, amministratore delegato del gruppo vinicolo Santa Margherita, che produce ogni anno oltre 16 milioni di bottiglie (dal Pinot grigio al prosecco ai rossi toscani passando per le bollicine di Franciacorta di Cà del Bosco) con un fatturato di quasi 96 milioni di euro. E comunque Winestar non ha la primogenitura, aggiunge. «Qualche tempo fa era stato lanciato sul mercato in Germania il prosecco in lattina, si chiamava Rich e aveva provocato una sollevazione da parte dei produttori italiani». Tanto da far inserire nel disciplinare nel prosecco il divieto esplicito ad usare questo tipo di contenitori.
Rich aveva come testimonial una Paris Hilton spalmata d'oro (tipo Bond girl) che non deve però aver portato troppa fortuna al prodotto. Esiste ancora, ma non è stato il successo sperato.

Del resto l'Europa potrebbe non essere ancora pronta per una fruizione del vino più disinvolta, già abbondantemente sdoganata in paesi come l'Australia, tra i primi ad adottare senza riserve anche il tappo a vite. La lattina potrebbe funzionare negli Stati Uniti, dove Santa Margherita vende metà delle bottiglie prodotte? «Magari sì, concede Nicoletto, potrebbe diventare un consumo di moda per i più giovani, ma non dimentichiamo che i millennials, pur essendo grandi sperimentatori, sono ipersensibili all'ecosostenibilità». Dello stesso parere Francesco Zonin, responsabile commerciale e marketing del gruppo vinicolo di famiglia (dieci tenute sparse per l'Italia e una in America, 40 milioni di bottiglie prodotte e 140 milioni di fatturato). «Non è la prima volta che si tenta questa strada, oltre al prosecco in lattina ricordo anche un lambrusco, molti anni fa: non ha mai funzionato. Non sempre la praticità è l'unica chiave vincente, sul vino incide fortemente il fattore culturale, l'immaginario». La lattina è legata ai soft drink, troppo lontana dall'idea di vino, dice Zonin, che non replicherebbe l'esperimento francese nemmeno sui nuovi mercati. Un contenitore pensato per i single? Ma che bisogno c'è, «ci sono già le bottigliette da 187 millilitri».

Più possibilista, ma solo a determinate condizioni, il sommelier Luca Gardini, consulente di diverse aziende e testimonial del vino italiano in giro per il mondo (ultimamente soprattutto in Messico). «Quella dei francesi è un'abile operazione di marketing - spiega - si può condividere questa filosofia di accessibilità per vini di base senza troppe pretese. Potremmo spingerci a immaginare un Pignoletto o un Barbera vivace in lattina, ma non certo un grande vino invecchiato". E l'ipotesi del Sauternes? «Pura eresia!».

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