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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2013 alle ore 06:48.

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FIRENZE
«Basta col mobbing allo sviluppo». Simone Bettini, presidente di Confindustria Firenze, prende in prestito uno strisciante reato contro la persona per rappresentare il clima di vessazioni e angherie che ostacola le aziende alle prese con la sopravvivenza alla crisi. E dal palco del Teatro del Maggio musicale, scelto per l'assemblea annuale dell'associazione fiorentina come segno di vicinanza all'ente lirico sull'orlo del baratro, invoca un cambio di passo e invita a «lavorare tutti insieme per riportare il peso dell'industria sul prodotto interno lordo sopra il 25%». Un obiettivo che, secondo Bettini, a Firenze si può agevolare facendo tre cose: trasformando il sistema camerale in una agenzia di sviluppo per gli imprenditori; migliorando la promozione economica oggi affidata all'agenzia regionale Toscana Promozione; rilanciando la società fieristica Firenze Fiera con un partner industriale e un centro congressi adeguato.
«La nostra economia è solida ma ha bisogno di acquistare competitività», ammonisce Bettini di fronte a una platea di ospiti illustri tra cui il presidente di Fiat Sergio Marchionne, e annunciando una grande alleanza sui servizi (formazione, paghe, consulenza) che coinvolge le Confindustrie di Firenze, Pisa, Livorno, Massa Carrara e Genova, e che presto si allargherà a La Spezia e ad altri territori. L'idea è «dare impulso a una delle più importanti piattaforme industriali d'Italia, che dalla valle dell'Arno prosegue sulla costa fino a Genova». Per la Toscana significa unire, con un legame destinato a rafforzarsi, un territorio che rappresenta circa il 60% del Pil regionale. Nelle settimane scorse un'alleanza simile era stata annunciata dalle Confindustrie di Prato, Pistoia e Lucca.
Il rischio che vogliono evitare gli industriali è quello delineato ieri dal direttore dell'Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) Stefano Casini Benvenuti: che il motore industriale non sia più in grado di girare quando la ripresa economica si materializzerà, a causa della modifica della struttura produttiva e dei problemi del credito. Un monito al cambiamento è arrivato anche dal presidente della Toscana, Enrico Rossi: «Dobbiamo rimettere al centro dell'azione la nostra voglia di intraprendere, la Regione farà la sua parte riducendo la distanza tra scuola e lavoro e pubblicando i bandi della nuova programmazione europea 2014-2020 già dall'aprile prossimo». Coraggio e passione sono i pilastri su cui costruire la ripresa anche per il sindaco Matteo Renzi, che rivendica la privatizzazione dell'azienda dei trasporti Ataf e vede Firenze «a un bivio difficile», pur dicendosi sicuro che «la pagina più bella debba ancora essere scritta, e va fatto tutti insieme». Ripartendo dalle aziende che trainano lo sviluppo del territorio come Gucci, che ha appena perfezionato l'acquisto delle porcellane fallite Richard Ginori e dal 5 giugno scorso ha riaperto la manifattura di Sesto Fiorentino.
Ma all'assemblea degli industriali fiorentini c'è spazio anche per una riflessione sul futuro di Confindustria: «L'associazione deve essere la casa delle imprese e di chi vive di mercato e nel mercato - ha spiegato Aurelio Regina, vicepresidente di Confindustria - indipendentemente dal fatto che sia pubblico o privato. Non si deve pensare di dividere Confindustria per farne un enclave del solo manifatturiero, dobbiamo stare tutti assieme». «Confindustria è una casa aperta - ha aggiunto il presidente dei Giovani imprenditori, Jacopo Morelli - e noi non entriamo nelle valutazioni dei singoli: in certi momenti possono decidere di aderire, in altri di uscire. Ma questa è la casa che deve unire le forze positive e produttive del paese che vogliono metterci la faccia e il coraggio».
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